Non poteva non finire con la volontà di avere una serie di modelli nostrani che rappresentano il patrimonio del Made in Italy. Scopriamo quali vetture guideranno in futuro i politici.
Le auto che usano i politici italiani devono rappresentare il Belpaese. In un momento di grande affanno per i marchi italiani è stata fatta una scelta che strizza l’occhio al Gruppo Stellantis, nato dalla fusione tra FCA e PSA. Il colosso italo-francese che ha al suo interno tra gli altri FIAT, Maserati, Alfa Romeo e Lancia sta vivendo una fase di profonda crisi, palesata anche dall’exit dell’ex amministratore delegato Carlos Tavares.
Scegliere, a Palazzo Chigi, dei modelli italiani rappresenta un gesto simbolico per Stellantis. Il governo italiano ha preso una decisione per quanto riguarda il parco auto di Palazzo Chigi, anche con un pizzico di patriottismo. Addio alle sei Ford Focus ibride, promosse nel 2021 durante il governo Draghi, e spazio a storici marchi nostrani.
Vedremo i nostri politici spostarsi a bordo di Alfa Romeo Tonale, veicolo all-terrain che ha avuto un grande successo alle nostre latitudini. Pur non rispettando al 100% il DNA delle iconiche berline del Biscione, il SUV rappresenta un mezzo ideale per destreggiarsi nel traffico e negli spostamenti in pieno confort. Ci sarebbe da dire che con il livello di strade nostrane, oramai, è quasi una scelta obbligata per affrontare buche e dislivelli. La flotta italiana metterà in primo piano anche una icona italiana.
L’utilitaria FIAT Panda, nella versione ibrida, rappresenta anche un segnale nella lotta all’inquinamento. Si tratta di un modello che si sposa benissimo tra le anguste vie della Capitale. Il Governo ha scelto così di rinnovare anche la city car di servizio, promuovendo il nuovo corso con la versione ibrida della Panda. La fornitura è affidata a Leasys, la joint venture tra Crèdit Agricole e Stellantis, che si troverà a gestire una collaborazione di assoluto spessore.
Goodbye alle vetture americane, soprattutto dopo le prese di posizione di Trump sui dazi che potrebbero mettere nei guai il colosso italo – francese. La scelta sottolinea, chiaramente, l’impegno del governo italiano nel promuovere l’industria nazionale. Stellantis si sta lanciando in una nuova fase di crescita, con annunci di ingenti investimenti e progetti di reindustrializzazione, cercando di rimanere centrale anche nell’export internazionale. Ben 18.373 dei 33.217 lavoratori di Stellantis nel Belpaese, però, sono sotto contratto di solidarietà, una condizione di affanno che dovrà essere discussa anche dai vertici politici.
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