Continua il crack del settore automotive, con altre notizie pessime che arrivano dalla Germania. Ecco l’azienda che è finita in bancarotta.
Il settore automotive, un tempo fiorente ed in grado di far registrare crescite importanti di anno in anno, è ormai in caduta libera. La situazione è nera per la gran parte dei costruttori, con la Germania che è uno dei paesi più in difficoltà. La Volkswagen, un gigante mondiale, ha debiti importanti ed ha licenziato già diversi lavoratori, anche se, grazie ad un accordo con i sindacati tedeschi, si è evitata la chiusura di tre stabilimenti in patria, che a novembre pareva cosa fatta.
Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe darsi che alcuni di questi siti di produzione vengano ceduti ai cinesi, in modo da salvaguardare il posto di lavoro degli operai, alleggerendo però il bilancio interno dai loro stipendi. Ad essere colpite dalla crisi dell’automotive sono anche le aziende che producono componenti, con Bosch e Schaeffler che hanno formalizzato migliaia di esuberi, mentre la Gerhardi, azienda con oltre due secoli di storia, ha annunciato la bancarotta. Purtroppo, anche un’altra importante realtà tedesca, dopo un periodo di difficoltà, ha scelto di alzare bandiera bianca una volta per tutte.
Automotive, anche la Volt annuncia il fallimento
La notizia era nell’aria da tempo, ma ora è arrivata l’ufficialità. Volt ha annunciato il proprio fallimento, presentando istanza di insolvenza a causa delle problematiche economiche che la affliggevano da parecchi mesi. Ad accogliere la suddetta istanza ci ha pensato il tribunale distrettuale di Saarbrucken, che ha ora affidato tutta la gestione del procedimento a Martin Kaitwasser, avvocato dello studio legale Liser.
La situazione era già traballante da tempo, ed è poi precipitata a seguito del fallito tentativo di cedere la Volt ad una società cinese, la Chongqing Millison Technologies, che avrebbe dovuto acquistare il 100% dell’azienda tedesca. La mossa avrebbe fornito le risorse necessarie per garantire gli obblighi finanziari, ma la dirigenza non ha potuto far altro che dichiarare fallimento non appena l’operazione di cessione è saltata. Ora è stata presentata l’istanza di insolvenza in autoamministrazione, per riuscire così a proteggere l’azienda dai creditori, ma anche di pagare gli stipendi e preparare un eventuale piano di rilancio. La notizia è devastante per il settore.