L’ingresso nell’azionariato di un noto Gruppo cinese nel mercato dei bus è un colpo a sorpresa. Scopriamo i dettagli dell’accordo con un’azienda italiana in difficoltà.
La Cina è vicina. I più grandi marchi dell’Automotive nostrani hanno cominciato a temere l’invasione di potenti colossi del Paese del Dragone Rosso. Avendo risorse infinite sul piano di uomini e di materie prime, il trend produttivo si è spostato sempre più a Est. Le nuove automobili cinesi, infatti, hanno un cuore pulsante elettrico e sul piano della tecnologia delle batterie sono anni luce davanti alla concorrenza.
La filiera motoristica cinese non si riduce, esclusivamente, al mondo automobilistico ma sta coinvolgendo anche la ex Industria italiana autobus, oggi Menarinibus, con siti produttivi ad Avellino e di ricerca a Bologna. Il colosso Geely, a cui fanno capo i brand Volvo e Lotus, sta crescendo a vista d’occhio in tutti i campi. Geely è stata fondata in Cina nel 1986 per produrre componenti per frigoriferi. Nel 1997 ha cominciato a costruire automobili. Oggi è una delle più grandi realtà industriali private della Cina, essendo entrata in società con Mercedes (il 9,7% della tedesca Daimler) e detenendo il 7,6% di Aston Martin. Diversi colossi tedeschi si stanno piegando allo strapotere cinese.
La Cina mette le mani anche sugli autobus italiani
“Il rilancio di Menarinibus è il simbolo della rinascita industriale del Paese e i soci cinesi avranno un ruolo importante in questo progetto industriale“, ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante la visita allo stabilimento di Flumeri ad Avellino. Le parole riportate dal Corriere.it lasciano trasparire un progetto di altissimo spessore.
Menarinibus, infatti, era stata comprata dalla Seri Industrial della famiglia campana Civitillo. A cedere il gruppo, passato in mani pubbliche a causa della crisi, sono state Invitalia e Leonardo. Ai tempi si erano presentati personaggi di spicco per l’acquisizione, cordata partecipata da imprenditori come Maurizio Marchesini (emiliano, packaging, attuale vicepresidente di Confindustria) e Maurizio Stirpe (di Frosinone, settore automotive, già vicepresidente di Confindustria) con Valerio Gruppioni (Sira Industrie).
Ora l’affare è andato in porto. Si era parlato di un esborso da parte di Seri industrial di 80 milioni, senza per ora mettere liquidità. Fino ad oggi l’attività è andata avanti a rilento, ma senza ammortizzatori sociali. L’obiettivo era assumere 180 persone entro il 2025 e con la forza economica del gruppo cinese potrebbe trasformarsi in un piano reale.