Il rider romano, Max Biaggi, ha scritto pagine indelebili del motociclismo. Nel corso della sua vita ha ottenuto straordinari traguardi e ora si è dedicato a un nuovo ambito.
Lo sport è nel DNA del Corsaro. Non si può spiegare altrimenti la voglia di mettersi in gioco di un campione plurimilionario che ha ancora tanta voglia di divertirsi e dimostrare di essere un punto di riferimento. Chi sceglie una carriera da maestro di una disciplina tiene molto alla propria forma fisica. Biaggi non ha mai mollato e si è sempre tenuto in forma, anche dopo il ritiro dalle competizioni motociclistiche.
Il romano è nato e cresciuto con l’obiettivo di eccellere in una disciplina sportiva. Da ragazzino era focalizzato sul calcio ma dopo aver ricevuto in dote, come regalo, una motocicletta da parte dei suoi genitori ha subito messo in mostra delle capacità straordinarie. Dopo i primi trionfi nella categoria Sport Production, l’Aprilia gli propose di correre subito su una RS250. Nonostante non fosse più un ragazzino, il pilota bruciò le tappe e saltò la classe 125 del Motomondiale.
Venne scelto per lottare in pista nella stagione 1992 nel team Iberna Motoracing Aprilia dell’ex pilota Alex Valesi. La Honda mise gli occhi sull’italiano e gli propose un contratto annuale. Max conquistò il Gran Premio di Catalogna, arrivando al quarto posto nella graduatoria mondiale. La casa di Noale scelse di riportare all’ovile Biaggi e in sella alla RS250 si aggiudicò il suo primo titolo in 250 nel 1994. Conquistò anche i successivi 3 mondiali, altri 2 con Aprilia e l’ultimo, prima del passaggio in classe 500, con la Casa dell’ala dorata.
La nuova dimensione di Max Biaggi
Il Corsaro ebbe la sfortuna di ritrovarsi due mostri sacri in pista in top class. Prima venne battuto da Mick Doohan e poi da Valentino Rossi nella classe regina. Decise di lasciare la MotoGP ancora in tempo per andare a fare la storia in Superbike, vincendo altri due riconoscimenti iridati (2010 e 2012). Ora il romano è diventato assistente maestro di sci, iscritto alla scuola di Selva di val Gardena, dopo aver siglato record mondiali di velocità.
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Su Facebook Max ha spiegato di essersi ritrovato “in un’aula o sulle piste di sci, in mezzo ad un mare di giovani ragazzi! Età media 20 anni! Ero decisamente un fuori quota. Ma solo per l’età! Mi sono messo in gioco, come uno di loro, uno dei tanti, senza mai tirarmi indietro. Ma quanto è stato bello? Non riesco a descrivere quei momenti in tutta la loro bellezza! Confrontarmi con loro con il loro approccio alla vita, allo sport, al mondo del lavoro, visto che per ognuno di loro, quegli esami hanno rappresentato lo step d’ingresso al mondo del lavoro, è stato incredibilmente costruttivo, oltre che entusiasmante“, ha assicurato il campione.