L’Alfa Romeo ha prodotto dei capolavori nel corso della sua lunga storia. Oggi si sente la mancanza di una ammiraglia in linea con il DNA storico del Biscione.
L’Alfa Romeo ha cambiato pelle, cercando di coinvolgere una clientela SUV oriented. Sono nate in rapida successione la Stelvio, la Tonale e la Junior. Tre auto a ruote alte, oggettivamente, interessanti e in linea con le tendenze moderne ma la storia del Biscione era impregnata di modelli sportivi e berline di lusso che facevano invidia anche ai competitor tedeschi (Mercedes, BMW e Audi) e inglesi. La Giulia è accattivante, specialmente nella versione Quadrifoglio ma i puristi vorrebbero mettere le mani su un’ammiraglia nuova di zecca.
L’ultima a far godere i fan del Biscione è stata la 166. Venne lanciata nel 1998 e rimase nel listino della Casa di Arese sino al primo trimestre del 2008, poiché gli ultimi stock di vetture furono venduti nel corso dell’anno. Nel corso della sua storia ha avuto un restyling principale, presentato al salone dell’automobile di Ginevra nel marzo del 2003. E’ da considerarsi come l’ultima ammiraglia dell’Alfa Romeo, in quanto non è mai stata sostituita da nessun modello nella stessa fascia di mercato in epoca attuale.
Lo stile fu opera del Centro Stile Alfa Romeo, e venne definito Low Style per il basso profilo della parte anteriore della carrozzeria. Tutta la vettura risulta caratterizzata da una linea a cuneo che converge fino ad arrivare alla coda. Il linguaggio stilistico sposa una bassa resistenza aerodinamica che permette un grande piacere di guida e minori consumi di carburante. Lo scudetto centrale cromato permette un tocco di eleganza e i gruppi ottici sottili sono in linea con lo stile della piccola calandra sdoppiata.
Le rivali dell’Alfa Romeo 166 erano, ai tempi, l’Audi A6, la BMW Serie 5, la Jaguar S-Type, la Mercedes-Benz Classe E e la Saab 9-5. Venne costruita sullo stesso pianale della Lancia K. Il reparto sospensioni è a ruote indipendenti sulle quattro ruote: anteriormente è di tipo a quadrilatero alto, mentre posteriormente adotta il Multilink.
L’impianto frenante è a 4 dischi, su tutte le versioni posteriormente nella misura 276 x 10 mm, mentre anteriormente, fatta eccezione per le versioni base (2.0 Twin Spark e 2.4 JTD) si dispongono della misura 281 x 26 mm, le restanti motorizzazioni montano dischi 310 x 28 mm con pinze fisse a 4 pistoncini della Brembo. L’impianto disponeva di ABS a quattro sensori attivi e ripartitore di frenata EBD. Fu la seconda Alfa Romeo, dopo l’iconica 156, a montare un turbodiesel common rail. Questa vettura ha fatto la storia del marchio milanese e manca, terribilmente, agli appassionati.
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