La Casa modenese ha un appeal internazionale e in tanti provano ad emulare il design dei gioielli del Cavallino. Scopriamo questa fake Ferrari a dir poco assurda.
Il fascino dei bolidi Ferrari non ha latitudini. Le Rosse sono conosciute da tutti e sono imitatissime dalla concorrenza. Nessuno è mai stato capace di emulare le linee eleganti e sportive dei modelli in listino del marchio fondato da Enzo Ferrari, figurarsi degli improvvisati meccanici e designer. Il protagonista di questa storia avrà sognato di guidare una mitica Ferrari V12 GT ma non aveva le possibilità economiche per permettersela.
Un preparatore, amanti del fai da te, ha deciso di trasformare una vecchia Toyota Celica in una curiosa rappresentazione di una Ferrari iconica. La Toyota Celica di sesta generazione è stata immessa sul mercato tra il 1993 e il 1999. La musa ispiratrice di questa trasformazione è stata la Ferrari F12 Berlinetta, la gran turismo che ha debuttato nel 2012, posseduta anche da Kimi Raikkonen.
E’ stata svelata sul web, per l’esattezza il 29 febbraio 2012, ma la sua presentazione al grande pubblico arrivò al Salone dell’automobile di Ginevra dello stesso anno. A pochi clienti, su invito, la vettura è stata mostrata privatamente pochi giorni prima della sua presentazione virtuale. Rappresentò il primo modello della nuova generazione di berlinette Ferrari con motore a 12 cilindri. Si tratta di una berlinetta caratterizzata da un ampio portellone posteriore che fa parte della famiglia delle Ferrari V12, a schema “classico”: motore anteriore e trazione posteriore.
La parte anteriore è senza dubbio la parte più riuscita della replica con fari personalizzati, parafanghi sporgenti e un cofano che ricorda la F12. Il lavoro non è precisissimo. Le prese d’aria del paraurti potrebbero essere un po’ più raffinate per riportare alle linee del modello originale. E’ sbagliato anche il posizionamento dello scudo del Cavallino.
Il profilo laterale è dove le cose iniziano, veramente, a diventare ridicole. Gli adesivi servono solo a evidenziare ciò che, realmente manca a livello aerodinamico. Il retrotreno non somiglia per niente a quello della Ferrari.
I gruppi ottici posteriori sovradimensionati incorniciati da spesse finiture nere sembrano più giappo che italiani, mentre l’alettone posteriore fisso appare fake, così come e i finti terminali di scarico centrali con un diffusore mal costruito. Gli interni sono abbastanza curati ma la sorpresa sta nel sound. Il motore a quattro cilindri da 2,2 litri aspirato naturalmente con 135 CV era il top all’epoca ma oggi sarebbe poca roba nel car market sportivo.
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