La storia della FIAT è ricca di modelli che hanno avuto grande successo, ed oggi vi parleremo di un’auto davvero unica. Scopriamo i dettagli.
Il 2024 è stato un anno molto complicato per la FIAT, che non può più essere considerata la regina incontrastata del mercato italiano. Nel corso dei mesi autunnali è stata scavalcata persino da Toyota e Volkswagen nelle vendite sul nostro territorio, e l’unico modello che continua a regalare soddisfazioni è la Panda, che per il 13esimo anno di fila chiuderà come auto più venduta in Italia. Il passato di questo brand è stato invece glorioso, caratterizzato da modelli unici e che ottennero grande successo.
Al giorno d’oggi, così come tutti gli altri brand che sono parte del gruppo Stellantis, le sue auto hanno perso anima, e la gamma attuale non regge il passo con i tempi che corrono. La riscossa è affidata alla Grande Panda svelata in estate, che però non è ancora in vendita dalle nostre parti. Nelle prossime righe, vi parleremo della splendida FIAT 130, con la quale faremo un salto nel passato, quando il brand piemontese era attivo in più segmenti e poteva contare su una gamma molto vasta.
Prodotta tra il 1969 ed il 1977, la FIAT 130 era una berlina nata con codice di progetto X1/3, e venne realizzata in un totale di poco meno di 20.000 esemplari in tutte le sue versioni. A spingerla c’era un motore 6 cilindri a V alimentato a benzina, con 2,8 litri di cilindrata che venne poi aumentata a 3,2 litri. Il motore poteva erogare sino a 140 cavalli di potenza massima, e c’è da dire che sulla produzione di quest’auto c’erano molti dubbi all’interno dei vertici della casa di Torino. Per la prima volta, infatti, si decise di costruire un’auto che non era esattamente pensata per il mercato di massa.
Dal punto di vista tecnico, era dotata di trazione posteriore, del servofreno, di quattro freni a disco e del cambio automatico a tre rapporti, ma si poteva optare anche per quello manuale a cinque rapporti. La FIAT 130 ed il suo sviluppo furono fortemente limitati dalla crisi petrolifera dei primi anni Settanta, che portò le case a dover rivedere i propri piani ed a rinunciare ai modelli più estremi. Gli ultimi esemplari vennero acquistati dallo stato e divennero delle auto blu, e fu un grande peccato vedere uscire di scena così rapidamente un’auto del genere.
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