La Jeep svelò una concept car a inizio nuovo millennio che avrebbe dovuto tracciare lo stile dei nuovi modelli. Scopriamo come ha segnato un cambio di prospettiva per il brand americano.
Jeep è uno dei pochi marchi del Gruppo Stellantis che può definirsi in salute. Cavalcando la moda dei SUV, il costruttore è riuscito a ritagliarsi uno spazio anche nel segmento urban, puntando a uno stile moderno ma con chiare radici nella tradizione storica del costruttore.
Lo scorso anno Jeep chiuse con 130.000 veicoli consegnati in Europa. In Italia vennero venduti circa 71.000 auto, più 44% rispetto al 2022. In particolare nel primo anno di commercializzazione la Jeep Avenger per il 36% è stata preferita nella veste full electric, mentre il 64% delle vendite è costituito dalla versione termica. In Europa ne sono state vendute 60.000 e si è aggiudicata 14 premi internazionali, fra cui il prestigioso Car Of The Year. Un successo che è continuato anche nel 2024, nonostante alcuni difetti.
Le origini del successo della Jeep
Tutto è nato dal lancio del primo modello di fuoristrada per affrontare le battaglie del secondo conflitto bellico mondiale. Daimler Chrysler ha svelato, ricalcando lo storico modello, Jeep Willys 2 nel 2001. La Willys 2 è, come avrete intuito dal nome, il secondo concept Willys e a Detroit lasciò tutti senza fiato. Il design Jeep era ripreso nella griglia a sette feritoie e nei passaruota trapezoidali. Con la vernice metallizzata Action Green spiccava tra tanti altri progetti, riflettendo i valori storici del marchio e puntando a un futuro in grande stile. Date una occhiata al video del canale YouTube Me and Motors.
Un mix di eredità e tecnologia all’avanguardia che mise tutti d’accordo. Il concept dava lustro alla progenitrice della seconda guerra mondiale, la Willys MB, un emblema americano. Sebbene fosse stato un concept vehicle senza piani di produzione, diede una visione globale al marchio. Il tetto rigido in fibra di carbonio era equipaggiato con un portapacchi con un supporto per ruota di scorta full-size, nonché di attacchi per vari tipi di attrezzatura. Tre fendinebbia e gruppi ottici ausiliari mettevano in risalto la forza bruta del mezzo.
L’abitacolo era tutto plastificato, rendendo molto facile la pulizia. Willys2 pesava circa 3000 libbre (1360 kg) con la sua capote in fibra di carbonio rimovibile. Era alimentata da un motore I4 da 160 CV, che scattava da 0 a 100 km/h in 10 secondi, raggiungendo una velocità massima di circa 144 km/h.