Sergio Marchionne è ormai scomparso da oltre 6 anni, ma una celebre giornalista molto vicina a lui è tornata su una vicenda. Ecco il suo racconto.
Il 25 di luglio del 2018, dopo una malattia incurabile, si spense a Zurigo il grande Sergio Marchionne, uno dei più grandi manager della storia d’Italia, capace di salvare la FIAT da quello che sembrava un crack ormai inevitabile negli anni Duemila. Grande appassionato di automobili sin da quando era un bambino, divenne amante delle corse e presidente della Ferrari nel 2014, succedendo a Luca Cordero di Montezemolo, con l’obiettivo di riportare il Cavallino al vertice nel mondo del motorsport.
La sua carica principale fu quella di amministratore delegato della casa di Torino, con cui creò la celebre alleanza nota come FCA con la Chrysler. Grazie alle scelte giuste, riuscì a riportare al vertice del mercato la FIAT stessa, senza spostare il suo centro dall’Italia. Tutto ciò è stato poi spazzato via, a seguito della sua morte, dal gruppo Stellantis, che ha di fatto cancellato le volontà di Marchionne. Ad oltre sei anni dalla sua scomparsa, una nota giornalista ha raccontato quello che era il piano del manager nativo di Chieti, che poi andò a svanire a seguito della morte improvvisa.
La famosa giornalista del “Corriere della Sera“, Bianca Carretto, è stata ospite della trasmissione di La7, “Piazzapulita“, diretta da Corrado Formigli. Ricordando il giorno in cui venne a conoscenza delle drammatiche condizioni di salute di Sergio Marchionne, la Carretto ha raccontato: “Sergio nascondeva la sua malattia, non l’avevo capito prima, anche se ci vedevamo e ci sentivamo. Sono stata con lui per un’ora sotto i pini del Pincio per provare a farlo riprendere, gli tenevo le mani sul leggio per non farlo cadere. Lui mi chiese aiuto, perché voleva resistere fino al marzo del 2019“. A quanto emerso, John Elkann gli aveva comunicato che il suo mandato sarebbe terminato in quella data.
L’obiettivo era quello, dunque, di salvare la FIAT e le altre aziende: “Marchionne aveva capito che la fine della FIAT sarebbe arrivata per mano di Elkann, lui non avrebbe mai licenziato operai e chiuso stabilimenti, o lasciato l’Italia e Torino, la sede principale di quella che io continuo a chiamare FIAT. Il suo erede naturale avrebbe dovuto essere Alfredo Altavilla, ma ho capito che la FIAT stava morendo quando Elkann scelse un’altra persona al suo posto“.
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