In India hanno provato ed emulare la city car italiana, registrando un flop clamoroso. Andiamo alla scoperta della Tata Nano.
Nel mondo dei motori vi sono delle idee che, apparentemente, dovrebbero funzionare alla grande ma si traducono con un buco nell’acqua. In India un’auto di piccole dimensioni e a basso costo avrebbe dovuto fare faville per due motivi: le strade caotiche dell’India richiedono auto agili e gli indiani non hanno le possibilità economiche per acquistare, mediamente, vetture di elevati segmenti.
Per questo motivo l’imprenditore Ratan Tata decise di creare una piccola city car nel 2009, esclusivamente, per il mercato indiano. Il prezzo della Nano? Appena 1.469,29 Euro. Le classi meno abbienti avrebbero, finalmente, avuto la possibilità di guidare un’auto. Incredibilmente si è rivelata un totale fallimento, costringendo i vertici dell’azienda Tata a levarla dal mercato nel 2018. L’utilitaria era omologata per quattro persone in 3,1 metri di lunghezza, 1,5 di larghezza e 1,60 di altezza ed è dotata di un piccolo motore bicilindrico da 30 CV collocato sul retrotreno.
Gli ingegneri Tata concepirono la vettura sulla base di 3 comandamenti: quello che non c’è non si rompe, quello che non c’è non pesa, quello che non c’è non costa. Nel rispetto delle norme EURO 4 nacque la Tata Nano con una concezione piuttosto spartana ma essenziale. La carrozzeria era di tipo body on frame con intelaiatura in acciaio, il serbatoio era posto frontalmente, mentre la strumentazione prevedeva solo la spia di riserva del serbatoio, la spia dell’olio e il tachimetro. Idee essenziali che altri produttori stranieri hanno sviluppato al meglio.
Gli allestimenti della city car al lancio erano due: Standard e Luxury, che differivano per alcuni accorgimenti stilistici. La versione Luxury aveva i paraurti abbinati agli stessi colori della carrozzeria. Il tergicristallo era unico, mentre non era presente il servosterzo, la regolazione dei finestrini era manuale e l’aria condizionata era disponibile solo nella versione Luxury. I colleghi di Autocar l’hanno provata. Guardate l’assurdo test drive nel video in basso.
Per tenere bassi i prezzi la Tata applicò una strategia tutt’altro che virtuosa. Ci fu una rivolta dei lavoratori con manifestazioni di piazza per protestare contro l’azienda per gli stipendi eccessivamente bassi. Persino i contadini furono coinvolti nelle manifestazioni per l’esproprio di alcuni terreni su cui avrebbe dovuto sorgere uno stabilimento che poi venne costruito a ovest del Paese. Forse sarebbe stato meglio non proporre proprio la Nano considerate anche le conseguenze sul mercato.
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