Le auto di oggi costano molto più di quelle del passato, come confermato da questi dati. Fa impressione l’aumento subito dalla FIAT Panda.
La crisi del mercato dell’auto ha assunto una posizione centrale nei dibattiti televisivi quotidiani in questi giorni, a seguito delle dimissioni del CEO di Stellantis Carlos Tavares e del crollo del gruppo Volkswagen. Le difficoltà di questi due giganti del settore e le migliaia di licenziamenti all’orizzonte hanno aperto gli occhi a tutti, su una situazione di crollo economico che parte da molto lontano, che ha tante ragioni differenti che ne vanno a spiegare le cause.
Banalmente, tutto si lega al drastico calo delle vendite che è stato registrato negli ultimi anni, soprattutto nel post-Covid-19. Nello specifico, i prezzi delle auto nuove sono schizzati in alto, come vi mostreremo nelle prossime righe. Tutto ciò ha fruttato il ritorno alla popolarità del mercato dell’usato, che sta dominando la scena. Chi acquista una vettura e non vuole spendere troppo, si reca sul mercato di seconda mano, incappando in prezzi molto convenienti. Al giorno d’oggi, anche per acquistare un’utilitaria occorre spendere una fortuna, ed è chiaro che qualcosa non stia funzionando.
In base ad un’analisi dei prezzi di mercato svolta dall’Acea, di cui il presidente è Luca de Meo, che veste anche il ruolo di CEO del gruppo Renault, è stato reso noto il vertiginoso aumento dei costi d’acquisto delle auto nuove, con tanto di monito del manager italiano di tornare ad un’epoca in cui i mezzi erano ben più a portata di tutti. Pensate che la FIAT Panda è passata da un prezzo di 8.850 euro a 15.900 dal 2010 ad oggi, mentre la 500 da 11.701 a 17.700. E stiamo parlando delle versioni base, mentre la più sofisticata e recente Pandina è proposta oggi, in promozione, a 18.000 euro.
Andando avanti nell’analisi, il popolare SUV Nissan Qashqai è aumentata da 18.850 euro a 28.089 euro in nemmeno 15 anni, roba da far impallidire chiunque. Secondo l’indagine svolta dall’ISTAT, in media si registrano aumenti compresi tra i 6.000 ed i 9.000 euro, in un periodo in cui il potere d’acquisto è sicuramente diminuito, visto che gli stipendi non sono aumentati quanto il costo della vita. Pensate che dal 2013 al 2023, il potere d’acquisto è calato del 4,3% per gli italiani. Ed in un contesto del genere, non c’è da sorprendersi della crisi che sta vivendo il settore delle quattro ruote.
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