L’industria automotive vive un momento drammatico, ed ora vi parleremo delle strategie dei vari marchi. Ecco perché non tornano al termico.
Il mondo delle quattro ruote sta vivendo uno dei suoi momenti più duri, a seguito di un crollo totale delle vendite che è iniziato nel periodo post-Covid-19. Il futuro di questo settore, secondo l’Europa, è tutto nell’auto elettrica, che dal 2035 in poi sarà l’unica ammessa per la produzione e la vendita. La UE ha imposto il ban ai motori termici, anche quelli ibridi, il che significa che i piani dei vari costruttori sono cambiati nel corso degli ultimi anni.
Sono stati moltiplicati gli investimenti in quello che è il settore dell’elettrico e delle batterie, che per il momento, non sono stati ripagati dalla fiducia dei clienti. Dunque, la crisi si è scatenata in tutto il settore, e come vedremo nelle prossime righe, non è facile tornare indietro. Ora andremo a scoprire il motivo per cui i vari brand non tornano alla produzione di auto diesel ed a benzina, e siamo certi che potrete comprendere al meglio le scelte delle case.
In molti si chiedono il motivo per il quale, data la crisi di vendite, i costruttori non mollino l’auto elettrica tornando a diesel e benzina, ma non è così semplice realizzare questo progetto, sulla carta banale. Prima di tutto, c’è da considerare le durissime multe che l’Unione Europa potrebbe imporre a chi non rispetta i nuovi standard sulle emissioni, soprattutto dal 2025 in avanti. Si parla da tempo di quelle che saranno le sanzioni amministrative per chi non li andrà a rispettare, con il presidente di Acea, Luca de Meo, che prevede multe pari a 15 miliardi di euro.
A ciò si deve aggiungere il fatto che colossi come Stellantis e Volkswagen hanno già riconvertito i loro stabilimenti in siti di produzione fatti ad hoc per le auto elettriche, investendo miliardi in ulteriori strutture note come gigafactory, dove costruiranno le batterie. Stellantis ha appena annunciato la firma di una joint venture con la CATL per un centro di produzione che sorgerà a Saragozza, in Spagna, entro il 2026, con un budget di 4,1 miliardi di euro stanziato per la sua costruzione. Dunque, tornare ai motori termici non è così banale, anche se la situazione attuale potrebbe costringere i costruttori a grandi cambiamenti nei loro programmi originali.
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