L’Alfa Romeo ha prodotto auto meravigliose, ma in determinati casi ha preso dei granchi che hanno fatto tremare le fondamenta della Casa di Arese.
La crisi economica attuale dell’Automotive, erroneamente, lascia credere gli automobilisti che i flop di questa era siano i più clamorosi della storia. I marchi italiani già in passato hanno attraversato periodi di recessioni acute. Non ci riferiamo solo all’Alfa Romeo, ma anche la Lancia, la Maserati, persino la Lamborghini.
Gianni Agnelli era convinto che dalle crisi nascevano grandi opportunità. Con questo fiuto per gli affari riuscì ad acquisire i più importanti brand nostrani. Dopo un clamoroso rifiuto la trattativa con Ford non andò in porto e gli allora proprietari dell’Alfa Romeo, Finmeccanica e Iri, decisero di cedere il marchio al potente gruppo FIAT. Il Biscione passò nelle mani dagli Agnelli. Tra il 6 e il 7 novembre del 1986, dunque, FIAT comprò Alfa Romeo, cambiando per sempre una storia che non avrebbe avuto un lieto fine.
In quegli anni, infatti, era in produzione una vettura che stava facendo chiudere i battenti al brand milanese. Venne proposta nel 1983 con un certo scetticismo dalla critica e rimase in produzione fin quando Gianni Agnelli non decise di destinarla agli archivi storici. Parliamo della Arna, una berlina di segmento C che nacque come alternativa da affiancare all’Alfa Romeo Alfasud, per rispondere alle proposte tedesche.
L’insuccesso dell’Alfa Romeo
Ai tempi la FIAT stava volando con la Ritmo, e le nuove versioni compatte di Renault 14, Opel Kadett e Ford Escort iniziarono a far tremare i vertici dell’Alfa. Per la produzione della Arna, il brand di Arese mise gli occhi sulla Nissan Pulsar N10, proposta in Giappone nel maggio 1978 ed in Europa nel marzo 1979. Venne firmato un accordo di associazione temporanea globale con la Nissan in base al quale fu costituita una nuova società con sede in Italia, la Alfa Romeo Nissan Automobili S.p.A.
L’accordo societario, firmato a Tokyo il 9 ottobre 1980 dai presidenti Takashi Ishihara e da Ettore Massacesi, prevedeva che i giapponesi avrebbero fornito il 20% del lavoro necessario all’assemblaggio di ogni vettura. Gli elementi spediti dal Giappone all’Italia sarebbero stati ultimati con meccanica e componentistica italiana. Il risultato finale fu una vettura brutta esteticamente perché nata vecchia. L’Arna è stata costruita nelle versioni L (3 porte) ed SL (5 porte) dotate della motorizzazione Alfasud base, ovvero del boxer 1.2 da 63 CV. Non mancava la versione sportiva TI (3 porte) con un 1.3 da 86 CV che raggiungeva facilmente velocità superiori a 170 km/h. E’ stata la vettura più sgradevole della storia dell’Alfa Romeo, certificata anche da un sondaggio de Il Sole 24 Ore. Data una occhiata al video in alto Roadster Life.