Oggi vi parleremo di un motore che non ha trovato grande spazio nell’industria automotive, ma che vale la pena di conoscere. I dettagli.
Nel settore automobilistico, esistono un gran quantitativo di motori differenti tra di loro, che hanno portato, in alcuni casi, a risultati eccezionali, ma in altri si è dovuto rinunciare ad una determinata tecnologia, in quanto non esattamente funzionale all’utilizzo su veicoli con quattro ruote. Questo è il caso del motore radiale, che è stato montato solamente su tre auto di serie, come ha ricordato il sito web “Carbuzz.com“, precisamente quasi un secolo fa.
Ma che tipo di motore è quello radiale? Molto utilizzato in aeronautica, ma ormai abbandonato da decenni nelle auto, si caratterizza per la disposizione dei cilindri secondo delle linee radiali, attorno all’albero motore. Viene chiamato anche motore a cilindri radiali o motore stellare, visto che può essere composto da una o più stelle autonome di cilindri. Il grande successo, come anticipato, c’è stato nel campo dell’aeronautica, ed è stato in produzione sino all’avvento del motore a getto. Come detto, le auto che l’hanno sfruttato sono state pochissime, e questa tecnologia fu rapidamente accantonata nella prima metà del Novecento.
Motore radiale, pochissimi brand hanno provato ad usarlo
Pensate che il motore radiale era già esistente oltre un secolo fa, ed il primo tentativo di utilizzo in campo automotive ci fu nel 1922, tramite la casa automobilistica Julian, di proprietà del ricco Julian Brown. Montò un’unità che produceva 60 cavalli di potenza massima, con un costo di ben 60.000 dollari per lo sviluppo, una cifra molto elevata all’epoca. In seguito, anche la Porsche tentò di seguire una strada di questo tipo, su una vettura chiama Type 12. Tuttavia, l’auto non entrò mai in produzione, ed i prototipi costruiti vennero distrutti dai bombardamenti che colpirono Stoccarda durante la seconda guerra mondiale.
L’ultimo tentativo, nel campo delle auto di serie, fu fatto dalla Fedden, che puntò su un motore radiale a tre cilindri da 1,1 litri, ma anche in questo caso, il progetto non fu fortunato. Il motore radiale venne impiegato anche su un’auto da competizione nel 1935, sulla Monaco-Trossi, che fece la sua unica apparizione in pubblico nelle prove di qualifica del Gran Premio d’Italia del 1935 in quel di Monza, quando ancora però la F1 non esisteva. Venne progettato da Augusto Monaco e tramite l’aiuto economico del conte Carlo Felice Trossi, che era un pilota. Il motore radiale era un due tempi 16 cilindri con 250 cavalli di potenza massima, ma causava problemi di guidabilità ed aveva grandi difficoltà in termini di tenuta di strada.