L’Alfa Romeo 33 Bertone Navajo ha fatto la storia. Si chiamava Alfa Romeo 33 Navajo o Bertone Navajo in omaggio della nota Carrozzeria.
C’è stata un’epoca in cui Alfa Romeo produceva auto da sogno. Oggi la gamma è imbottita di SUV e di proposte proiettate a un futuro full electric che non convince i puristi. Si sente la mancanza di sportive nude e crude che facciano ribattere il cuore annoiato da modelli tutti uguali e non in linea con la tradizione del Biscione.
L’unico modello che è stata lanciato di recente che richiamava i valori storici è uscito in tiratura limitata ad un prezzo proibitivo e ci riferiamo alla 33 Stradale. Tutto il resto è stato creato per vendere ad una nuova gen di clienti che non ha, probabilmente, la minima idea di cosa sia la Navajo. Quest’ultima venne presentata al Salone dell’automobile di Ginevra nel marzo 1976 e venne creata sulla base della iconica Alfa Romeo 33 Stradale. Deve il proprio nome alla tribù Navajo dei nativi americani, ma ad Arese era conosciuta da tutti con il nome di Bertone Navajo.
Le caratteristiche della dream car Alfa Romeo
Il telaio dell’Alfa Romeo 33 Stradale è stato allungato al centro fino a 2430 mm per creare una leggera carrozzeria in fibra di vetro. L’auto aveva un peso piuma, potendo contare sulla bilancia appena 870 kg. Come tutte le vetture di quell’epoca estreme aveva una silhouette “a cuneo”. Il frontale, infatti, era rastremato e bilanciato dalla coda massiccia sormontata da un enorme alettone posteriore trapezoidale che poteva variare la propria incidenza in funzione della velocità. Date una occhiata al video del canale YouTube Motor Point.
Per l’epoca era il non plus ultra dal punto di vista aerodinamico. Lo spoiler anteriore, esattamente come quello posteriore, avrebbe potuto modificare l’incidenza in funzione della velocità, una caratteristica che quasi dieci anni venne ripresa dopo dalla stessa Bertone sull’Alfa 90. Un altro elemento che vi farà scendere la lacrimuccia e il gruppo ottico a scomparsa anteriore. Non si alzavano dal cofano come quelli tradizionali, ma comparivano lateralmente dai parafanghi.
Sotto al cofano l’auto milanese era caratterizzata dalla meccanica della 33 Stradale, ovvero da un motore V8 con due alberi a camme in testa per bancata da 1995 cm³ di cilindrata con iniezione meccanica SPICA in grado di erogare 233 CV di potenza a 8800 giri/min, associato a un cambio manuale a 6 marce sistemato in posizione centrale longitudinale. L’abitacolo era caratterizzato da due sedili creati in vetroresina dove spiccava una plancia tubolare dotata di un quadro strumenti digitale.