In FIAT hanno lavorato dei veri pionieri dell’industria delle quattro ruote. Anni prima della rivoluzione elettrica venne presentato un modello che avrebbe spopolato oggi.
C’è chi segue le mode e chi le lancia. Va riconosciuto al marchio di proprietà degli Agnelli di aver creato un mondo di innovazioni che, in alcuni casi, erano così avanti nel tempo che non furono nemmeno capite. Tantissimi anni fa, nelle fabbriche del Lingotto, ebbero l’idea di un progetto che avrebbe potuto sconvolgere l’industria dell’Automotive.
Oggi c’è un clamoroso interesse verso la tecnologia alla spina, sebbene i numeri non siano ancora dalla parte dei top brand che hanno investito in EV. La fusione di FCA e PSA in Stellantis ha aperto a nuovi scenari interessanti. La Casa torinese ha scelto di proporre le versioni alla spina della 500, della 600 e della nuova Panda, lanciandosi nel futuro.
Facendo un passo indietro, negli archivi della Fiat è presente un curioso mezzo che venne battezzato Downtown. Il progetto non ebbe la fortuna sperata. Trent’anni fa l’industria dell’Automotive non era pronta ad un cambio epocale. Roberto Giolito e Chris Bangle, nel 1993, si misero al lavoro per uno strano modello di FIAT la cui storia vi lascerà senza parole. Aveva una lunghezza di soli 2,5 metri ed una larghezza di 1,5 metri. Si trattava di una city car pensata per le caotiche giungle urbane di domani che avrebbe anticipato dei concetti della Smart ForTwo, ma non è tutto. La Downtown venne concepita con un motore con una batteria allo zolfo e sodio per un’autonomia massima di 100 km.
Il progetto fu considerato, eccessivamente, ardito e furono realizzati appena 3 esemplari, oggi esposti al MAUTO ed all’Heritage Hub, situati a Torino. La Downtown avrebbe rivoluzionato il concetto di utilitaria con 3 posti a sedere che offrivano all’interno uno spazio da microcar. Sotto il cofano, come potete ammirare in basso nel video del canale YouTube Centro Storico Fiat, c’erano 2 motorini elettrici da 9,5 cavalli ciascuno. Oggi le EV hanno autonomie superiori ma a che prezzo?
Poteva toccare i 100 km/h di velocità massima. In 9 secondi, la vettura accelerava da 0 a 50 km/h, e c’era la possibilità di percorrere molta più strada con un solo “pieno” andando ad una velocità media di 50 km/h. L’autonomia sfiorava in questo modo i 300 km ma non andò in produzione. Una vettura del genere avrebbe messo nel sacco Tesla e Smart in un colpo solo. Il suo unico problema è che arrivò troppo presto.
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