Oggi vi parliamo di un motore che, sulla carta, potrebbe del tutto cancellare l’elettrico e le alternative più sostenibili. Ecco come è fatto.
Sono anni, ormai, che le case automobilistiche cercano delle alternative sostenibili, in grado di cambiare registro nel mondo delle quattro ruote. Dal 2015, anno dello scandalo delle emissioni truccate che ha colpito la Volkswagen, noto come dieselgate, si è provato a puntare sull’ibrido e soprattutto sull’elettrico, ma per il momento, non c’è questa risposta positiva da parte della clientela, che li considera ancora troppo costosi e complessi da gestire.
Per questo motivo, a dettare legge ci sono ancora i cari e vecchi motori termici, che pian piano stanno diventando, a loro volta, sempre più attenti all’ambiente. Nella giornata di oggi, vi parleremo di una tipologia di motore termico di cui si parla da secoli, e che potrebbe fornire da spunto interessante ed ecologico per contribuire ad abbassare l’inquinamento, preservando però il motore a scoppio. Ecco di cosa si tratta e quali sono i suoi segreti.
Motore, tutto sulla genialata dell’aria compressa
Tra i motori più sostenibili, ce n’è uno di cui si iniziò a parlare nel lontano 1873, quando il settore automotive era agli albori, con le prime auto che erano in fase di sviluppo. L’idea rivoluzionaria, all’epoca, fu quella di basarsi sull’aria compressa come fonte di energia per i motori, sulla base dei pensieri di Andraud de Montay e Tessie de Monty, due ingegneri francesi, che avevano già esplorato il concetto.
I due, dal canto loro, avevano realizzato un prototipo di veicolo spinto unicamente da aria compressa, che risultava essere molto semplice, ed inoltre, in grado di non rilasciare emissioni inquinanti. Questo sistema sfrutta solamente aria pressurizzata, che viene immagazzinata in serbatoi fatti ad hoc e genera movimento, rendendolo così una soluzione che non solo è meno costosa, ma è anche molto più sostenibile. Esso si basa su tre fasi, ovvero espansione, compressione ed iniezione. Tuttavia, all’epoca emersero diversi limiti tecnici, come un’efficienza energetica molto ridotta, ed anche il problema del raffreddamento. Con le nuove tecnologie però, è possibile che questa soluzione torni presto in auge.