L’ex Presidente della FIAT aveva buon gusto in materia di automobili. Scopriamo qualche modello a trazione integrale è tornata a risplendere.
Se si potesse tornare indietro, agli anni d’oro dell’Automotive nostrano, un ruolo di assoluto rispetto lo meriterebbe Gianni Agnelli. E’ pur vero che aveva a disposizione una struttura già solida, ereditata da suo nonno, ma avrebbe potuto fare scelte sbagliate e dilapidare un patrimonio, ma non perse occasioni di ampliare un impero che, nel tempo, è diventato plurimiliardario.
Gianni Agnelli era stato cresciuto con il pallino dei motori. Sin da bambino suo padre e suo nonno gli avevano regalato delle macchinine che valevano già una fortuna. L’Avvocato, come era solito farsi chiamare, negli ambienti politici e dell’imprenditoria, era partito giovanissimo alla volta dell’America per comprendere gli sviluppi che avrebbero investito l’industria delle quattro ruote. Cercò di riprodurre in scala ridotta i processi costruttivi della Ford e dei principali costruttori internazionali, trainando l’economia del Belpaese.
Erano anni d’oro per l’industria italiana, incentrata ad una costante crescita che esplose negli anni ’80. Quale vettura più della prima serie della Panda ha rappresentante il vagone trainante di una intera economica? A Torino c’era una sorta di seconda capitale italiana, incentrata sulla fabbricazione di automobili. Gianni Agnelli, uno dopo l’altro, mise le mani su tutti i marchi automobilistici più importanti d’Italia, creando una rete strutturale che aveva reso gli italiani felici e a bordo di vetture economiche. Gli scenari attuali con Stellantis fanno quasi salire una nostalgia per quell’epoca di crescita.
L’Avvocato, nel corso della sua vita, ha preteso tantissime vetture personalizzate. Una delle sue utilitarie preferite era la Panda. Garage Italia Customs, realtà aziendale creata dal nipote Lapo Elkann, da qualche tempo fuoriuscito dalla dirigenza, ha deciso di reinterpretare in chiave moderna l’iconica Panda 4×4. Gianni Agnelli amava questa vettura e ne ha possedute ben 11, tanto che era solito aggirarsi sulle strade di St. Mortiz, dove possedeva una casa spettacolare, a bordo della piccola citycar torinese.
Battuta all’asta per 37mila euro, sotto il cofano, monta un motore Fire da 1.1 litri da 54 cavalli a trazione integrale. Il preparatore ha deciso di non stravolgere il design, conservando il colore grigio con tocchi blu e nero, mentre le modifiche principali hanno riguardato gli interni, ammodernati nei materiali delle sellerie, ma sempre in tonalità blu e nero, attraverso la collaborazione con Vitale Barberis Canonico, aggiungendo 4 altoparlanti e un subwoofer nel bagagliaio.
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