Pochi costruttori hanno investito sulla tecnologia ad idrogeno, per ora vi sono evidenti limiti su questa tecnologia.
Il mercato delle auto ad idrogeno non è ancora esploso e in alcune ragioni sono, strettamente, correlate al mancato successo delle vetture elettriche. Con eccessiva fretta i top brand dell’industria si sono proiettati ad un futuro che collide con una realtà attuale fatta di carenza di fondi per la costruzione di colonnine elettriche e mancanza di possibilità economiche nell’utente medio.
Le auto ad idrogeno necessitano di un rifornimento occasionale in strutture apposite, una volta terminato il gas. Non c’è ancora a livello mondiale una fitta rete di colonnine di ricarica di EV, figurarsi per le FCEV. Le auto con motori con combustione interna potrebbero anche essere trasformate in idrogeno, ma dopo come verrebbero alimentate? Il Belpaese rischia di rimanere attardato rispetto ad altre realtà che hanno investito nelle strutture di ricarica del futuro.
In tema di ecologia l’Italia è molto indietro. Le auto a idrogeno rappresentano una reale soluzione green, producendo dell’acqua che fuoriesce dal tubo di scarico, sotto forma di vapore acqueo. Le auto ad idrogeno saranno il futuro dell’industria dell’Automotive, ma per ora la realtà che ci circonda non è pronta ad accogliere vetture come la Toyota Mirai e la Hyundai Nexo.
I no della tecnologia a idrogeno
I prezzi sono fuori la portata della fascia media, mentre le opzioni disponibili per i facoltosi acquirenti sono limitate. In Italia vi sono due distributori attivi di idrogeno: uno a Bolzano gestito dall’Istituto per le Innovazioni Tecnologiche e uno a Mestre inaugurato dall’Eni a giugno 2022. Eni ha promosso tre bandi PNRR: a Venezia nell’ambito del trasporto pubblico e del rifornimento privato; a San Donato Milanese per il trasporto privato, sia pesante che leggero; e a Taranto, per il trasporto pesante e leggero legato al porto e all’area industriale. Prima di molti anni, difficilmente, vedremo clamorosi passi in avanti in termini infrastrutturali.
In termini di scelta le possibilità risultano irrisorie per i possibili clienti. Hyundai e Toyota non si sono lanciate nel car market con modelli economici. Il SUV della casa coreana parte da 73.450 euro, mentre l’ammiraglia giapponese costa 75.600 euro. Tutte le auto moderne sono molto care, comprese le elettriche, ma garantiscono una fruibilità maggiore. Finché non si investirà in modo massiccio su questa tecnologia sarà dura immaginare una reale diffusione democratica a livello globale. Per ora BMW e Toyota hanno stretto una partnership per la produzione di altre FCEV, ma il presente puzza ancora di benzina.