C’è stata una fase storica in cui l’amore per la bellezza portava i designer a creare auto memorabili. Scopriamo un’opera d’arte nostrana.
Viviamo tempi bui sul piano dello stile. L’eleganza ha lasciato spazio ad una volgarità, su tutti i fronti, dilagante. L’Italia prima era patria di automobili sportive pratiche e soprattutto bellissime. Nessun aggettivo può descrivere in modo più completo l’accattivante look delle spider nostrane degli anni ’60. Non solo Ferrari storiche, Alfa Romeo, Maserati rubavano la scena internazionale, vi erano anche altri brand meno noti che fabbricavano, artigianalmente, dei gioielli destinati a segnare un’epoca.
Negli anni ’60 gli ingegneri erano liberi di divertirsi nella costruzione di auto meravigliose. Il mix perfetto era nella coniugazione dello stile inimitabile italiano con la potenza dei motori americani, da sempre attenti allo scatto. In esempio di tale combinazione fu la Intermeccanica. La piccola azienda nacque negli anni ’50 dall’intuizione Frank Reisner, un giovane canadese di origine ungherese laureatosi all’Università del Michigan, che rimase colpito dalle curve sinuose delle vetture italiane in occasione di un viaggio nel Belpaese con sua moglie Paula.
La coppia decise di rimanere in Italia e Frank comprò una piccola azienda chiamata Italmeccanica, che forniva pezzi di ricambio alla FIAT. In pochi anni, l’azienda crebbe a dismisura e i prodotti Intermeccanica divennero noti in tutto il Paese. Reisner non voleva accontentarsi e si mise in testa di costruire auto complete, non solo elementi singoli. I suoi primi tentativi furono una monoposto di Formula Junior e una coupé sportiva chiamata IMP. Frank conobbe un giovane ingegnere americano di nome Milt Brown. I due si trovarono su molte teorie sull’automobile ed elaborarono una vettura spettacolare, battezzata Apollo 5000 GT.
L’auto sportiva aveva un motore Buick V8 assemblato a Oakland, in California, dalla International Motor Cars (IMC) ma l’elemento forte era la carrozzeria costruita a mano a Torino dall’Intermeccanica di Reisner. L’auto non venne proposta sul mercato in modo adeguato e rimase una produzione limitata a pochi esemplari. Venne realizzata sino alla prematura chiusura dell’azienda. Reisner venne contattato da Jack Griffith, ex Ford e concessionario TVR, che voleva una erede dell’Apollo.
Creata nel centro stile GM Bob Cumberford e rifinita dal leggendario Franco Scaglione, la nuova auto sportiva prese vita negli Stati Uniti e venne svelata al Salone di NY nel 1966. La vettura aveva sotto il cofano un potente motore Ford e venne lanciate in soli 14 esemplari. L’azienda, nominata Intermeccanica Omega, continuò la produzione dell’erede spirituale dell’Apollo GT con carrozzerie consegnate da Torino a Charlotte, dove avvenne l’assemblaggio finale. L’auto, a distanza di quasi mezzo secolo, conserva un fascino unico ed è finita all’asta di RM Sotheby’s.
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