La moto elettrica fa fatica, e la conferma arriva dal fallimento ufficiale di una nota azienda italiana. Ecco cosa sta succedendo.
Mettendo da parte i moralismi e le frasi di circostanza, il 2024 ci sta offrendo un’ennesima conferma. L’elettrificazione dei settori a due e quattro ruote è un fallimento totale, che non sta facendo altro se non seminare disoccupazione, fallimenti ed ingenti sperperi di denaro. Ancora una volta, le cose sono andate male per un’azienda che aveva dato fiducia al settore delle emissioni zero, ma che ha dovuto dichiarare bancarotta proprio in questi giorni.
Se le auto elettriche non vendono, le moto alimentate a batteria sono messe ancora peggio, ed in molti preferiscono addirittura puntare sullo studio dell’idrogeno piuttosto che perdere tempo con l’elettrico. Di tutto questo ne risentono i lavoratori e la clientela, che si ritrovano a doversi fronteggiare con perdite di lavoro e prezzi di acquisto sempre più elevati. Non si può far altro che sperare in un cambio di vedute generale.
L’ennesima mazzata per la mobilità ad emissioni zero è ufficialmente arrivata in queste ore. Energica Motor Company, impegnata nella produzione di moto elettriche, sta fallendo, a causa delle mancate garanzie sulla sostenibilità del piano industriale da parte del fondo Ideanomics, che nel 2022 aveva rilevato la società. Energica ha tenuto un consiglio di amministrazione, al termine del quale si è deciso per la messa in liquidazione dell’azienda, e questo significa che l’attività andrà a cessare sin da subito.
Ideanomics è un fondo americano, che sembrava essere intenzionato ad investire nella moto elettrica, ma che, a quanto pare, ha già chiuso i rubinetti dopo solo due anni. Livia Cevolini, CEO dell’azienda, ha parlato ai microfoni de “Il Sole 24 Ore“, confermando, di fatto, il fallimento di Energica: “Per noi è stata una decisione obbligata, la mia famiglia è socio di minoranza di Energica Motor e deve tutelare gli interessi ed i dipendenti di tutti gli altri marchi del gruppo. Bruciamo quotidianamente cassa e non abbiamo un investitore, siamo obbligati per legge a fermare le nostre attività“.
Le parole della Cevolini, soprattutto nell’ultima parte, fanno molto riflettere. Non c’è un singolo investitore che abbia creduto in questo progetto, ed è evidente che la crisi dell’elettrico non spinga nessuno ad immergersi in percorsi di questo tipo. Possiamo solo augurarci che presto ci sia una chiara marcia indietro, e che si trovino soluzioni contro l’inquinamento che abbiano un senso logico.
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