Nel corso della sua storia la Ford ha realizzato vetture di altissimo spessore. In pochi ricordano un modello che è entrato nella storia per la sua pericolosità.
Negli Stati Uniti la Ford è una istituzione. Il marchio di Detroit è stato il primo al mondo e ha portato in strada delle innovazioni stratosferiche. Oggi i brand sono tutti costretti a porre una estrema attenzione sulla sicurezza. Non è un caso che dietro alla massiccia diffusione di SUV vi sia una necessità di viaggiare in auto confortevoli e pronte a qualsiasi evenienza. La solidità è diventata una primaria esigenza per tutti gli automobilisti.
Un tempo la Ford produceva auto sportive che catturavano l’occhio ma richiedevano anche una alta sensibilità alla guida. Le vetture moderne sono diventate, estremamente, semplici grazie agli aiuti alla guida. Tra il 1971 e il 1980 la Ford aveva in commercio una vettura compatta chiamata Pinto che aveva una versione ottenuta tramite badge engineering, la Mercury Bobcat.
Era conosciuta nell’ambiente come l’auto assassina. Sul piano estetico l’auto era accattivante. Il presidente della Ford Lee Iacocca voleva un modello che pesasse meno di 900 kg e che avesse un prezzo inferiore a 2.000 dollari, oggi sarebbero circa 15.000 euro. In soli 25 mesi venne creata la Pinto con una progettazione sin troppo rapida. Iacocca ordinò un progetto urgente per costruire una best seller per il mercato nordamericano. La Pinto fu disegnata da Robert Eidschun.
I problemi killer della Ford Pinto
Il 30 ottobre 1970, meno di due mesi dopo l’introduzione, 26.000 Pinto furono richiamate per un problema con l’acceleratore che si bloccava una volta premuto a più della metà. La vettura disponeva di un motore a quattro cilindri in linea. La costruzione monoscocca permetteva l’alloggiamento del motore, montato longitudinalmente nella parte anteriore, che azionava le ruote posteriori tramite una trasmissione manuale o automatica e un assale posteriore rigido.
Divenne per tutti negli USA l’”auto assassina” perché se tamponata c’era un’alta probabilità che prendesse fuoco. A causa di un telaio debole subiva, anche ad impatti a bassa velocità, delle deformazioni. Le portiere si bloccavano, imprigionando i conducenti nell’auto. Il problema era causato dalla posizione del serbatoio che era collocato tra il paraurti posteriore e l’asse posteriore. In caso di impatto veniva spinto verso l’asse che aveva dei bulloni non rifiniti e sporgenti che lo perforavano, causando la fuoriuscita della benzina. Oggi a Detroit hanno altri problemi, ma la Pinto sarebbe bocciata da qualsiasi dirigente della Casa dell’Ovale blu.