La diffusione delle auto elettriche, almeno alle nostre latitudini, si è arrestata. Per rialzare numeri di vendita ridicoli sono in atto nuovi progetti.
L’auto elettrica è una imposizione voluta dall’alto che non ha convinto i puristi. L’Europa ha deciso di attuare una politica ambientale che avrebbe dovuto svecchiare il parco auto circolante attuale per favorire la diffusione di auto moderne a zero emissioni. La favola di un mondo più green si è subito dissolta con la scoperta che la produzione delle batterie e il loro naturale smaltimento avrebbero comportato dei danni ambientali ancora più impattanti.
Lo sfruttamento della forza lavoro nelle terre rare è solo una goccia in un oceano di contraddizioni che hanno contratto l’industria dell’Automotive. Le analisi sulle vendite del 2023 mostrano quanto i veicoli alla spina siano evitati dagli acquirenti di nuove automobili. Le EV costituiscono appena l’1% del mercato. E’ impensabile credere in una fase di crisi economica così impattante che in futuro le nostre strade possano essere dominate da vetture elettriche.
Nel 2035 scatterà il bando sui veicoli a benzina e diesel, ibride comprese, salvo passi indietro. Le auto elettriche non sono amate per 5 motivi: costo proibitivo iniziale, autonomia, piacere di guida, tempi di ricarica e per il valore dimezzato sul mercato dell’usato. In sostanza richiedono un investimento fortissimo per l’acquisto, generano un’ansia gestionale, richiedono una vasta presenza di colonnine di ricarica lungo il territorio e si svalutano in fretta. Non ci vuole certo un genio per capire che lo scoglio economico non verrà colmato. Pur se costassero meno delle vetture con motori tradizionale farebbero fatica ad essere scelte.
Stellantis ha provato a rilanciarsi con modelli come la Citroën e-C3 e la sua cugina, la Fiat Grande Panda. Il brand torinese, sotto la spinta del Presidente John Elkann e dell’a.d. Carlos Tavares ha scelto di puntare sull’elettrico. La Opel Rocks-e e la Fiat Topolino sono altri due esempi di vetture alla spina che dovrebbero coinvolgere nuove generazioni. Il problema è relativo sempre al prezzo di listino.
Per sviluppare, realmente, l’industria 2.0 dell’elettrico andrebbero seguite tappe di sviluppo precise. Entro il 2035 serviranno circa 239.000 punti di ricarica. L’infrastruttura AC rappresenta l’85% delle strutture oggi disponibili, tuttavia serviranno le stazioni ad alta potenza (HPC). Tra 11 anni l’85% dell’energia pubblica sarà sprigionata da infrastrutture DC e HPC. Una rete infrastrutturale di livello rappresenta l’unica soluzione per avere una concreta diffusione, prezzi delle EV permettendo.
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