Oggi vi porteremo a scoprire un progetto curioso, relativo a quella che è stata definita una “Ferrarina”. Ecco come è fatta.
Il settore automotive ci ha regalato dei veri e propri prodili nel corso dei decenni, ed alcuni di essi sono finiti nel dimenticatoio, ed è bene ricordare la loro storia di tanto in tanto. Oggi porteremo alla vostra attenzione il caso di una “Ferrarina”, una vettura sportiva di piccola cilindrata, che proprio per questo motivo, non era perfettamente in simbiosi con i grandi motori che la Ferrari ha sempre sviluppato per le proprie supercar.
Venne prodotta dal 1962 al 1967 sia in versione coupé che spider, e tralasciando il suo soprannome, quest’auto è nota come ASA 1000 GT. L’ASA era un’azienda milanese, acronimo di Autocostruzioni Società per Azioni, e la vettura in questione è davvero curiosa per una serie di aspetti. Andiamo ad analizzare i motivi per cui venne creata ed i suoi particolari tecnici.
La fine degli anni Cinquanta segnarono un periodo in cui le vetture sportive di piccola cilindrata come Abarth, Giannini ed altri preparatori che sfruttavano la meccanica della FIAT ottennere grandi successi nelle competizioni, ed anche nelle vendite. La Ferrari voleva partecipare a questo mercato costruì un prototipo di Gran Turismo con motore da 850 cc di cilindrata, a 4 cilindri. Poco dopo, nel 1961, allo stand di Bertone del Salone di Torino comparve una Concept Car dotata di un marchio tricolore che nessuno conosceva, che montava questo motore ma con cilindrata aumentata a 1.032 cc.
Tuttavia, non era presente il logo della casa di Maranello, dal momento che Enzo Ferrari si era dimostrato scettico sul progetto. Il problema? Il Drake non accettava di dover produrre un’auto con un motore di così piccola cilindrata, che avrebbe potuto intaccare, anche a livello globale, il successo raggiunto dal Cavallino come auto dotata di grande potenza. A quel punto però, il progetto era già in fase avanzata e non poteva essere interrotto, ed è così che si giunse all’ASA 1000 GT.
Infatti, il motore sviluppato da Carlo Chiti ed il telaio che era stato progettato da Giotto Bizzarrini erano costati imporanti investimenti. Senza dimenticare la carrozzeria Bertone, disegnata da Giorgetto Giugiaro. A quel punto, la situazione fu risolta da un industriale milanese, tale Oronzio De Nora, che costituì la società ASA. La Ferrari fornì telai e motori e la Bertone il telaio per l’assemblaggio finale. Ed è così che questa particolare vettura venne al mondo.
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