Ayrton Senna ci ha lasciato ormai da oltre 30 anni, ma il suo ricordo è più vivo che mai. Andiamo a scoprire cosa accadde quel giorno.
La morte di Ayrton Senna ha cambiato per sempre la storia della F1, uno sport che dopo la scomparsa del tre volte campione del mondo, mise davanti a tutto e tutti la sicurezza. Il nativo di San Paolo vantò una carriera di 10 anni nella massima formula, con tre titoli mondiali all’attivo, 41 vittorie e 65 pole position, ma sappiamo benissimo che avrebbe potuto ottenere molto di più.
Nell’anno della sua scomparsa, Senna era appena approdato alla Williams-Renault, la macchina dei sogni, che dominò la scena con Nigel Mansell prima ed Alain Prost poi nel biennio precedente, mentre Ayrton rimase ingarbugliato nei problemi della sua McLaren. Quando Ayrton firmò per il team di Sir Frank, sembrava tutto apparecchiato per un dominio assoluto, ma nessuno avrebbe potuto prevedere la sua drammatica fine, avvenuta proprio dalle nostre parti, in una tiepida domenica di primavera.
Senna, quando e dove è morto l’asso brasiliano
Sin dai primi test invernali, Ayrton Senna non si trovò a proprio agio con la Williams FW16, disegnata da Adrian Newey. L’abitacolo era troppo stretto e lui non riusciva a dare il meglio, soprattutto sull’intera durata della gara. Nelle prime due gare, in Brasile e Giappone, fece segnare due pole position, ma in entrambi i casi si ritirò, mentre il successo andò alla Benetton-Ford di Michael Schumacher, che si candidò così al ruolo di grande favorito per la vittoria di quel mondiale.
Dopo un paio di gare, Schumy aveva 20 punti contro i 0 del rivale, che dal Gran Premio di San Marino si sarebbe dovuto riscattare, altrimenti il campionato sarebbe diventato un miraggio. Il primo maggio del 1994, ad Imola, Senna perse la vita a causa di un incidente, avvenuto al settimo giro della corsa che stava conducendo dopo aver fatto segnare la pole position. Il disastro si verificò alla curva del Tamburello, che all’epoca era una piega verso destra da percorrere in pieno.
Si pensò dapprima ad un errore umano, che poi però venne subito scartato, dal momento che Ayrton avrebbe potuto fare quella curva ad occhi chiusi. Si scoprì poi che il piantone dello sterzo si ruppe impedendogli di girare, mandandolo a schiantarsi contro un muro. Nell’impatto, un pezzo della sospensione si staccò infilandosi nel casco del pilota, trafiggendogli il cranio ed uccicendolo.