Non è facile ricordare quale sia stato il motore più potente di sempre nella massima categoria del Motorsport. Nemmeno i fan più esperti di Formula 1 lo ricordano.
In Formula 1 non si accetta nessun altro compromesso al di fuori dell’eccellenza assoluta. Scopriamo qual è stato il motore più potente creato da un team che attualmente non gareggia più nella massima categoria del Motorsport. Nell’epoca attuale la differenza la fa principalmente l’aerodinamica dei veicoli ma un tempo la potenza dei motori rappresentava l’assoluto punto di forza delle monoposto.
Il mitico Enzo Ferrari affermava che l’aerodinamica era per coloro che non sapevano come costruire motori potenti sotto il cofano. Con il passaggio alle Power Unit V6 ibride il sound delle auto di F1 non è più quello di un tempo. Dal 2014 al 2021 c’è stato un dominio Mercedes, fermato da quello Red Bull Racing targato Honda. Se nella classifica storica dei motori più potenti vi aspettavate la Ferrari al primo posto rimarrete delusi.
Se le Power Unit attuali sprigionano oltre 1000 cavalli, in passato questa soglia è stata ampiamente superata da un’altra tipologia di motori. Il più potente della storia è stato il BMW M12/13 1.5 litri turbo in grado di permettere a Nelson Piquet di vincere il mondiale piloti al volante della Brabham nel 1983. Coloro che hanno qualche ruga sul viso si ricorderanno della sponsorizzazione Parmalat sulla livrea della monoposto con il pilota brasiliano protagonista. Ecco le auto, invece, più lente sulla griglia.
Sei in gara la potenza veniva limitata a 850 cavalli, questa tipologia di tecnologia tedesca dava il suo massimo nelle prove e in qualifica. Erano tempi diversi dove non c’era l’elettronica e alla guida ci voleva un coraggio leonino per domare una potenza spaventosa. Dall’unione tra il costruttore bavarese e il team inglese di Bernie Ecclestone, ex CEO della F1, nacque l’idea di montare in alternanza con quelli del Ford Cosworth i motori M12/13 sulla BT52 realizzata da Gordon Murray.
Si trattava di un motore quattro cilindri in linea con un regime di rotazione di 9500 giri al minuto al contrario dei rivali con motori a 6 cilindri che toccavano 11.000 giri al minuto. L’innovazione permise la vincita del mondiale piloti sebbene sul piano dell’affidabilità questo motore BMW non era il top in assoluto. L’idea geniale fu quello di lasciare inalterato l’alesaggio e di ridurre la corsa da 80 a 60 mm aumentando il regime di rotazione. La soluzione fece felice Nelson Piquet e tutto il Brasile.
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