Il pericolo incendio ha fatto intervenire il Governo. Ecco cosa cambierà ora nel campo delle auto elettriche.
Giusto qualche giorno fa aveva cominciato a circolare la voce di un provvedimento a dir poco drastico, nonché di rapida entrata in vigore (addirittura fine del mese prossimo) riguardo le auto elettriche, ovvero il divieto imposto a quelle con un quantitativo di carica superiore al 90% di accedere ai parcheggi sotterranei e a quelle che necessitano di recuperare l’energia consumata di non eccedere quota 80% se attaccate ad una colonnina per la ricarica rapida.
A breve distanza da tale notizia un’altra si è fatta largo sempre nell’ottica di una stretta relativa agli EV, questa volta sotto forma di obbligo indirizzato ai costruttori delle batterie, cuore pulsante di questi complessi mezzi che promettono meno inquinamento, ma propongo interrogativi e perplessità sulla sicurezza. Infatti l’incidente scatenate di questa catena di normative stringenti è stato un incendio che ha visto vittima una Mercedes-Benz EQE lo scorso 1 agosto.
In molti si chiederanno se un’autovettura bruciata possa bastare per determinare addirittura una nuova regola. La risposta è che in realtà, quel giorno, le fiamme provenienti dalla tedesca coinvolsero altri 880 veicoli presenti nel parcheggio di Incheon, oltre un ingente numero di famiglie del complesso residenziale che, tra l’altro, per una settimana si sono trovate costrette a rinunciare a luce e acqua, senza contare che per domare il fuoco ci sono volute otto ore.
A fatto appena avvenuto le autorità di Seul erano subito intervenute per annunciare l’imposizione ai produttori di accumulatori di rivelare le caratteristiche del prodotto commercializzato in quell’area dell’Asia, ma dal prossimo ottobre il processo di certificazione formale diventerà ufficiale e sarà una prima assoluta non solo per l’Oriente, ma anche a livello planetario. Oltre alla Casa della stalla a tre punte, che, suo malgrado, ha provocato la situazione, in tante hanno già reagito positivamente.
Hyundai, Renault, Porsche, Polestar, Jaguar – Land Rover, Stellantis, General Motors, Volskwagen e Tesla hanno dato il loro ok. A questo punto l’interrogativo è, a cosa serve sapere chi ha realizzato la batteria della propria auto? Può aiutare dal punto di vista della sicurezza? Non esattamente, anche perché ad oggi nessuno sa quali siano quelle più sensibili al fuoco, ma certamente può dare una mano sul fronte marketing e manco farlo apposta alla Cina che, attualmente svetta tra le maggiori fornitrici con l’azienda Catl.
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