Sergio Marchionne e John Elkann, un rapporto particolare e dei retroscena sulla Fiat che in pochi conoscono: la posizione dell’ex manager era chiara
Si è sempre detto di come Marchionne non vedesse di buon occhio quello che poi sarebbe diventato il progetto Stellantis e di come il rapporto con il rampollo della famiglia Agnelli fosse più complicato del previsto. Come sono andate realmente le cose?
Il 25 luglio 2018 se ne andava Sergio Marchionne, stimato manager italiano ed ex amministratore delegato della Ferrari. Sotto la sua guida la Rossa ha vissuto gli ultimi momenti di reale competitività, quando Vettel andò vicino dal battere Lewis Hamilton e la Mercedes. Dopo di lui tante cose sono cambiate e la scuderia di Maranello è ancora alla ricerca di un’identità chiara. Anche in casa Fiat il ruolo di Marchionne fu centralissimo, con ottimi risultati sul piano delle vendite e dell’appeal internazionale.
All’epoca ancora non era stato dato il via libera per la fusione del marchio automobilistico italiano più importante con Peugeot, che poi ha portato alla nascita dell’attuale Stellantis. In questo momento, visti alcuni risvolti legati all’attualità e ai numeri sul mercato, c’è chi rimpiange quel tipo di scelta e la strada intrapresa da John Elkann.
Un’incredibile indiscrezione in merito l’ha rilasciata Bianca Carretto, giornalista de Il Corriere della Sera, che durante l’inchiesta Autostop su La7, all’intero del programma 100 minuti, ha deciso di raccontare un retroscena.
Secondo quanto riferito dalla Carretto: “Avevo con Marchionne un ottimo rapporto e posso dire che l’alleanza con Peugeot non l’avrebbe mai fatta a queste condizioni”. Poi la giornalista aggiunge: “Non è stata un’alleanza, è stata una vendita quella che è avvenuta dopo. Subito dopo la sua morte”.
Secondo lei, infatti, durante i primi incontri con Tavares si era avuta la sensazione che più che un alleanza si trattasse di una vera e propria acquisizione. Bianca Carretto specifica: “Sergio mi aveva detto che intendeva resistere fino a marzo 2019 e dopo avrebbe messo con Elkann le carte in tavola”.
I rapporti non erano ottimali con la famiglia Agnelli perché dopo averlo nominato presidente e amministratore delegato di Ferrari, gli avevano anche promesso un ingresso nell’azionariato. La cosa ovviamente non è mai avvenuta, come pronosticato dalla firma de Il Corriere della Sera.
“Marchionne mi diceva all’inizio che Elkann era un bravo ragazzo, ma che non aveva esperienza. La sua figura di sostegno era fondamentale. Poi però le cose sono cambiate e ha voluto avere più libertà di manovra”. Insomma il feeling di un tempo si era perduto e con esso anche la grandezza aziendale dell’epoca.
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