Ci sono interi segmenti del mercato automobilistico in Italia che scompaiono, in particolare a soffrire una categoria di possibili acquirenti
Affrontare il discorso dell’inflazione e dell’erosione del potere d’acquisto di stipendi e pensioni è come toccare un nervo scoperto: crea disagio e preoccupazione. Gli automobilisti non sono esenti da questa situazione estremamente complicata. Basta ricordare gli aumenti indiscriminati dei carburanti coincidenti, come al solito, con la stagione estiva.
Il mercato delle nuove immatricolazioni invece non sembra mordere il freno, con numeri che vanno a un rialzo incoraggiante. In generale le autovetture nuove sono di meno rispetto alla fase pre Covid, ma in crescita rispetto allo scorso anno. Nei numeri però si nasconde un problema che non può essere sottovalutato e che conferma delle tendenze già in atto.
Una ricerca portata avanti dal centro studi Fleet & Mobility ha mostrato come il 75 per cento degli acquisti di nuovi veicoli nel 2022 riguardava mezzi con prezzo di listino superiore ai 20mila euro. Ma la ragione di queste cifre non sta in un maggiore potere d’acquisto della gran parte degli automobilisti della Penisola, quanto dalla scarsa presenza sul mercato di vetture più economiche.
Nel corso del 2022 sono state immatricolate circa 360mila auto con prezzo di listino inferiore ai 20mila euro, circa il 27 per cento del totale. Nel corso del 2019 le vetture dal costo inferiore ai 20mila euro acquistate in Italia erano state circa il 42 per cento del totale. Altro dato impressionante: nel corso del 2019 le auto nuove dal prezzo inferiore ai 14mila euro rappresentavano circa il 7 per cento del totale.
Nel 2022 le vetture di nuova immatricolazione con quel prezzo sono completamente sparite dal mercato, al contrario le auto con listino superiore ai 35mila euro sono passate dal 15 per cento del 2019, al 31 per cento del 2022. Un incremento notevole considerando la congiuntura economica sfavorevole. Il dato di fatto è la crescita dei prezzi delle automobili, in linea con la tendenza di molti altri prodotti tecnologici e industriali.
Il problema resta la centralità dei mezzi di spostamento privato nella mobilità di larghe zone del Paese. L’auto resta un bene necessario non un lusso per quanti sono costretti ad utilizzarla per lavoro e attività professionali, non sostituibile in alcun modo. Certamente vi è la possibilità di scegliere veicoli meno costosi e con caratteristiche inferiori.
Ma questo potrebbe avere degli impatti negativi sulle attività professionali e le consuetudini quotidiane. Senza contare il peso che i prezzi dei mezzi di trasporto hanno sui bilanci di aziende e professionisti dei più svariati settori produttivi.
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