All’ età di 42 anni, il due volte campione del mondo nativo di Oviedo continua a stupire appassionati e addetti ai lavori.
Reduce da un ottimo inizio di stagione, condito da ben sette podi, nelle ultime gare Fernando Alonso si è trovato a fare i conti con il calo prestazionale della sua Aston Martin AMR23. Tuttavia, anziché abbattersi, lo spagnolo sta cercando di compensare la poca competitività della vettura con il suo immenso talento. Un esempio lampante è la partenza di cui si è reso protagonista nel Gran Premio del Giappone.
A Suzuka, infatti, il pilota asturiano è riuscito a superare quattro vetture nelle fasi iniziali della gara – due sul rettilineo principale e due alla prima curva – passando così dalla decima alla sesta posizione. Uno scatto fulmineo che ha portato gli addetti ai lavori a fare alcuni approfondimenti riguardo la sua partenza. Ne è emerso un dato che ha lasciato tutti gli appassionati senza parole.
Alonso, che reattività! Fa scalpore il dato reso noto dalla Formula 1
Il dato in questione, reso noto dall’account social della Formula 1, è quello relativo al tempo di reazione del pilota: quando i cinque semafori si sono spenti, il due volte campione del mondo ha impiegato soltanto 0,27 secondi a far muovere la propria vettura. Trattasi di una delle migliori partenze del campionato 2023, tanto da avvicinare il mostruoso 0,21 fatto registrare da Valtteri Bottas con la Mercedes nel Gran Premio d’Austria 2017. Quasi uno “jump start” insomma…
Cosa è uno jump start? Quello che in italiano si traduce precisamente con “falsa partenza”. Va ricordato, infatti, che quando un pilota riesce a scattare in meno di 0,20 secondi, la FIA ritiene che l’abbia fatto in anticipo rispetto allo spegnimento del semaforo. Questo perché si stima che sia impossibile reagire allo stimolo visivo e avviare la vettura in meno di quel (brevissimo) lasso di tempo. Il 42enne di Oviedo, così come Bottas, è dunque arrivato al limite della perfezione, dimostrando per l’ennesima volta di essere ancora uno dei migliori manici in giro per il paddock.
D’altronde, due titoli iridati non si vincono mai per caso. Soprattutto se per ottenerli hai dovuto lottare con la Ferrari e con gente del calibro di Michael Schumacher. Semplicemente chapeau per Fernando, la speranza è che il passare del tempo possa cominciare ‘colpirlo’ in un futuro più lontano possibile.