Gli italiani cominciano a tremare, perché la linea del Parlamento europeo è sempre più intransigente e per le auto arrivano tempi difficili
“Ce lo dice l’Europa”, una frase che gli italiani hanno sentito pronunciare molte volte. Ma questa farà male, perché la commissione Trasporti del Parlamento europeo ha appena approvato un progetto di risoluzione che sa di beffa per chi guida un’auto in città.
Lo scopo finale è chiaro, ma non avevamo dubbi già dopo la cancellazione dei mezzi non elettrici a partire dal 2035. Nelle città, grandi o piccole che siano, dovranno circolare sempre meno mezzi e ad una velocità moderata. Anzi, tutti a 30 km/h, un limite che in effetti alcuni comuni italiani stanno già adottando.
Tutto scritto nero su bianco dall’Europarlamento. Si parte da un dato chiaro e incontrovertibile, non legato all’ambiente: ogni anno nelle strade europee muoiono oltre 22mila persone. E quasi il 40% degli incidenti mortali capita nelle aree urbane, coinvolgendo nella maggioranza dei casi pedoni, ciclisti o motociclisti.
Quindi la prima soluzione quella di formare i guidatori del presente ma soprattutto del futuro abituandoli ad un traffico slow per ridurre i rischi. Ecco perché nel testo, approvato all’unanimità (ma con 5 astenuti su 40), si ribadisce il ricorso al car-sharing, a bici elettriche o pedalata assistita, con altre forme di mobilità solidale
La commissione ha invitato anche a varare una “Giornata Ue senza auto” ma soprattutto sollecita i governi ad investire più risorse nella mobilità intelligente. In concreto si legge come un giorno di blocco totale del traffico, mezzi pubblici esclusi.
Il progetto di risoluzione per la mobilità urbana nell’Ue orta dovrà passare all’esame della seduta plenaria del Parlamento europeo e sarà votato in una delle prossime sessioni a Strasburgo. Da lì in poi per gli automobilisti italiani potrebbe partire una escalation di divieti, alcuni non facili da digerire.
In effetti però non è nemmeno la prima volta che in tempi recenti il Parlamento europeo approva una risoluzione che punta a ridurre la velocità del traffico. Ad ottobre 2021 aveva invitato la Commissione europea “ad elaborare una raccomandazione per applicare limiti di velocità sicuri, in linea con l’approccio del sistema sicuro per tutti i tipi di strada. Quali velocità massime di 30 km/ora, come regola generale, nelle zone residenziali e nelle zone con un numero elevato di ciclisti e di pedoni”. Tutto questo con la possibilità di “applicare limiti più elevati nelle principali arterie stradali con un’adeguata protezione degli utenti della strada vulnerabili”.
Tutto questo come si traduce o si tradurrà in Italia? Partiamo dalle grandi città che in qualche modo hanno già adottato tali soluzioni. Torino sta diventando una città a 30 all’ora anche se non c’è una data precisa per il varo definitivo. Il consiglio comunale però ha già dettato una linea: in tutte le strade senza diritto di precedenza non si potranno superare i 30 km/h. Il limite dei 50 km/h rimarrà su tutte le altre strade.
A Bologna il limite di velocità a 30 km/h per i veicoli è stato varato dal Comune a inizio novembre 2022 ma diventerà ufficiale a partire da giugno 2023. Il piano “Bologna Città 30” non riguarderà però tutte le strade perché alcune a scorrimento veloce manterranno il limite a 50 km/h. Però in alcune zone residenziali non si potrà andare a velocità superiore ai 10 km/h.
A Olbia è così dal 2021 in tutta la città e a Cesena ci sono quasi 140 km di strade cittadine con limite a 30 km/h. Succede anche in altri centri, come parte del centro di Firenze, Genova, Bergamo Caserta, Reggio Emilia, Cuneo e Arezzo. Ma altre città, come Roma, Napoli e Milano, almeno per ora non hanno nessuna intenzione di cambiare.
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