Il governo, grazie al PNRR, è riuscito a mettere in campo dei nuovi metodi di rifornimento. Ci sono sempre più stazioni nel nostro paese.
Iniziano a sortire gli effetti derivanti dai fondi europei stanziati per poter far crescere, in maniera più ecologica, le economie dei paesi facenti parte dell’UE. L’Italia è uno di essi e il governo a guida Meloni è riuscito a prendere in carico la gestione di questo provvedimento. Ovviamente, stiamo parlando di un tipo di esecutivo di destra, che permette, quindi, una maggior protezione degli interessi imprenditoriali.
Stiamo parlando di oltre 240 miliardi di euro, che verranno gestiti dalla maggioranza per poter delineare uno sviluppo cruciale per il nostro paese. Sarà determinante saper spendere questi fondi e indirizzarli a un tipo di supporto che veda i cittadini beneficiare degli effetti derivanti da tale crescita. Fra questi, non possono mancare quelli relativi alla Transizione ecologica tanto attesa a livello internazionale.
Seguendo le linee guida europee, ci sarà la necessità di arrivare alla death line del 2035 con una buona dose di emissioni eliminate. Le direttive che provengono dal parlamento europeo sono chiare, ma stanno trovando alcuni contrasti da parte dei governi. Quello italiano, ad esempio, sta contrastando l’idea di eliminare i motori a combustibile dal mercato automobilistico entro la suddetta data.
Eppure, ci sono passi in avanti in tal senso, dato che stanno sorgendo delle nuove stazioni di rifornimento adeguate ad uno sviluppo maggiormente sostenibile. Ma andiamo a vedere dove si trovano nel nostro paese e il motivo per cui sono così particolari. Di certo, scoprirlo aiuterà i cittadini ad effettuare delle scelte determinanti in termini di acquisto all’interno del mercato automobilistico.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha messo in campo 36 iniziative in tal senso. Il costo di tale operazione si aggira intorno ai 103,5 milioni di euro e sono solo l’inizio di una trasformazione nella mobilità cittadina. Un settore su cui si punterà per la Transizione ecologica sarà quello dell’idrogeno, che avrà la necessità di essere supportato con delle stazioni di rifornimento in ogni dove.
Di tempo, fino al 2035, ce n’è eccome, ma non è facile rendere le città maggiormente ecologiche e adeguate a un certo tipo di trasporto. Eppure, già sono state ideate ben 36 nuove stazioni di servizio, che verranno gestite dall’Eni.
La prima città che è riuscita ad aggiudicarsi la graduatoria ministeriale è stata quella di Mestre, Venezia, e di altre città del nord. Ma anche il sud beneficerà di tale operazione, dato che Taranto, Bari, San Donato, Sestu, Lamezia Terme e Avezzano sono riuscite ad aggiudicarsi la possibilità di essere le prime città ad avere delle stazioni di rifornimento ad idrogeno. Anche dei concessionari autostradali si sono attivati per estendere la rete di tali iniziative, con dei progetti che utilizzino 15 milioni di euro.
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