La casa Bugatti è ad un bivio che potrebbe segnare la sua sopravvivenza nei prossimi dieci anni di vita: ecco perchè ha preso una decisione apparentemente pericolosa per la sua sorte e come potrebbe uscirne.
Non è un periodo facile per chi produce automobili. Crisi di approvvigionamento dei carburanti – che non risparmiano nemmeno i veicoli a metano – difficoltà enormi nell’acquisizione dei chip necessari a costruire le vetture e dulcis in fundo l’imminente transizione ecologica obbligata almeno per chi opera in Europa dal 2035 che mette tutti i marchi “ritardatari” di fronte ad una scelta praticamente obbligata.
Un po’ di storia
La casa Bugatti è sinonimo di lusso sfrenato e potenza impareggiabile fin dal lontano 1909, anno in cui il fondatore Ettore Bugatti aprì ufficialmente l’officina con l’obiettivo di costruire auto da corsa. Se alcune vetture come la Type 35 o la stranissima Type 57 Tank hanno sacrificato il lusso in favore della potenza e delle prestazioni in pista, altre auto sono il top in quanto ad eleganza.
Dalla limousine Royale fino ai vari allestimenti – oggi dal costo inarrivabile anche per molti ricchi collezionisti – della Type 57 come la splendida Atlante, la casa francese ha costruito auto di lusso che rappresentano il massimo a cui un automobilista possa ambire. Dopo il primo fallimento, la casa passò in mani italiane ma l’esperienza negli anni ottanta e novanta durò poco.
Il gran rifiuto
Ad oggi, la Bugatti è parte del Gruppo Volkswagen, impresa che ha acquisito i diritti del marchio nel 1998 prima di riportarlo ufficialmente in vita con la Veyron, la supercar più estrema mai vista al mondo. La successiva Chiron, ora vicina alla pensione secondo molti esperti, è stata anche meglio. Ma i tempi stanno cambiando e Bugatti non sembra voler stare al passo.
La casa rifiuta ancora di produrre due tipi di veicoli che vanno ormai per la maggiore: SUV e crossover che il marchio continua a snobbare insieme a poche altre case – recentemente anche la Abarth ha capitolato – ma soprattutto auto elettriche che non rientrano nel futuro del marchio, stando al CEO Mate Rimac subentrato al controllo dell’azienda nel luglio dell’anno scorso.
Una decisione strana
Secondo Rimac: “Le auto elettriche non rientrano nei piani di Bugatti ne ora ne per i prossimi dieci anni, lo stesso discorso vale per i SUV”. Queste parole sono state riferite alla stampa tedesca in un’intervista di una settimana fa che di fatto, conferma l’intenzione della casa di continuare con i motori a combustione tradizionali almeno fino al 2032. Questo non è un problema da poco per la casa.
Sappiamo bene che a partire dal 2035 costruire un’auto a benzina o diesel sarà proibito in Europa in ragione delle normative prese per limitare l’impatto dei gas nocivi sull’ambiente per rallentare il riscaldamento globale. Questi significa che Bugatti arrivata al 2032 avrebbe appena tre anni per studiare un sistema di propulsione completamente elettrico ed un modello completamente nuovo.
La decisione della casa potrebbe essere puramente mirata al marketing del brand: Bugatti mira ad un target di clienti esclusivi e ricchi, persone che salvo rari casi hanno dimostrato scarso interesse nei confronti del cambiamento climatico. La casa intende probabilmente arrivare allo scadere prima di mettersi a norma. Ma se le dichiarazioni di Rimac sono di un certo tipo, le azioni della casa vanno in realtà in un’altra direzione: stando alla stampa americana infatti, il marchio starebbe già sperimentando un motore ibrido tutto nuovo.