Tra tutte le discipline di Motorsport al mondo, la Formula Uno è la più competitiva. Sbagliare in un circuito dove le auto costano milioni e milioni di Dollari e i piloti sono preparatissimi significa fare una figuraccia!
Siamo onesti, lo sport sa essere spietato: tutti amano i campioni, i vincitori e chi quantomeno riesce a piazzarsi sul podio dopo aver combattuto con le unghie e con i denti per tutta la partita. Ma che ne è delle prestazioni meno memorabili di sempre? Il web è pieno di video che mostrano prestazioni sportive così brutte da diventare dei meme, pensate ai famosi tuffatori filippini olimpici noti come “Splash Brothers” o alle Samoa Americane, battute per 42 a 0 in un match FIFA ufficiale!
Anche la Formula Uno ha i suoi flop storici e tra tante monoposto leggendarie che saranno per sempre associate a grandi campioni come la Ferrari 312 o la RedBull RB16B dell’anno scorso, è fatale che ci siano anche delle auto così scadenti da essere state completamente dimenticate, anche se quella di cui parliamo oggi le batte tutte.
Fondata nel lontano 1989 da Ernesto Vita, la scuderia italiana Life si distinse per il suo ingresso nel campionato maggiore di Formula Uno già nel 1990. Peccato che la sua partecipazione sia stata una delle più scadenti della storia con prestazioni talmente pessime da essere ancora oggi ricordate dai fans dello sport, dovute soprattutto alla monoposto più scarsa di sempre…
La scuderia italiana iniziò la stagione con modeste aspettative: il budget del paddock era sicuramente molto più basso rispetto a quello dei grandi nomi nel circuito come Ferrari e Williams ma Life aveva assoldato un giovane e promettente pilota di nome Gary Brabham, figlio del veterano Jack Brabham che si era già distinto in F1 anni prima. Il problema semmai fu legato al numero di auto disponibili, una sola monoposto.
La monoposto Life F190 partecipò a pochissimi collaudi poichè i meccanici temevano che sarebbe rimasta danneggiata prima ancora di arrivare in pista in una gara ufficiale. Visto il budget limitato, non si potevano davvero correre rischi: alle qualifiche stagionali però l’auto, praticamente al battesimo del fuoco, si comportò subito malissimo costringendo il giovane pilota ad accostare ai box dopo soli quattro giri per un guasto all’impianto elettrico.
L’auto era così scadente e poco affidabile che Brabham si stancò prima della fine della stagione, costringendo la scuderia modenese a ripiegare su Bruno Giacomelli, pilota che lavorava all’epoca come collaudatore per una scuderia rivale. Alla fine, la F190 terminò la stagione senza qualificarsi nemmeno ad una delle 14 gare della stagione. La scuderia Life fallì a fine stagione senza nemmeno la modesta soddisfazione di aver preso parte ad un singolo gran premio.
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