In Europa si parla da tempo di una possibile diminuzione dei limiti di velocità in autostrada. Anche il bel paese potrebbe intraprendere questa strada ma ha senso? Vediamo cosa succede nei paesi attorno al nostro.
Quando si verifica un problema, la prima risposta delle autorità è solitamente il proibizionismo, il ridurre le libertà del cittadino sperando di arginare un fenomeno spesso incontrollabile. Se parliamo della tragedia degli incidenti stradali che ogni anno insanguinano le strade di diversi paesi europei incluso il nostro, la riposta delle autorità è sempre la stessa, ridurre la velocità a cui i veicolo possono viaggiare.
In Italia come sappiamo il limite di velocità in autostrada è di 130 chilometri orari, una velocità comunque più che sufficiente per raggiungere un punto B partendo da un punto A senza perdere troppo tempo in condizioni di scarso traffico. Alcuni paesi europei come la Svizzera però spingono per un approccio diverso al fenomeno della velocità, proponendo addirittura di ridurre il limite ad 80 chilometri orari!
Un articolo di Bonpote conferma la tendenza di quasi tutti i paesi europei a seguire questa scuola di pensiero. Eppure, c’è una grande eccezione, l’elefante nella stanza che spesso i fautori di questa politica di riduzione dei limiti di velocità non considerano. La Germania dove non ci sono veri limiti di velocità. Le strade tedesche secondo logica saranno teatro di migliaia di tragedie ogni anno, se questa teoria è vera, no?
I dati raccolti tempo fa da Automoto ci dicono che la Germania che sulle sue Autobahn non impone alcun limite di velocità è più sicura anche del nostro paese, dove i limiti esistono eccome: nel 2019 sulle autostrade italiane ci sono state 53 vittime per incidenti stradali per milione di abitanti su una media europea di 48 per milione. In Germania, i dati erano in controtendenza con “appena” 37 incidenti mortali per milione di abitanti.
Anche il caso dell’imprenditore ceco che aveva spinto una Bugatti Chiron alla sua massima velocità su una Autobahn scatenando le proteste dei politici a favore del limite si era risolto in un nulla di fatto: infatti, Radim Passer proprietario e pilota dell’auto aveva dimostrato che la sua impresa non aveva messo a rischio nessun altro in tribunale.
Un’altra interessante inchiesta svolta dalla stampa americana di cui vi abbiamo parlato in un vecchio articolo inoltre piazza la distrazione dei conducenti al primo posto come causa degli incidenti. Forse, più che alla velocità delle auto, dovremmo iniziare a pensare ai guidatori che le conducono che spesso guidano con il cellulare tra le mani senza curarsi di cosa succede attorno a loro…
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