Nonostante sia sicuramente la casa produttrice da cui ci saremmo aspettati meno un SUV sportivo, Aixam ha davvero previsto la tendenza odierna negli anni novanta presentando l’antenato di molti crossover.
Se adesso sfrecciate su un BMW X6 o sbavate in attesa che venga presentata ufficialmente la nuova Fiat Fastback, forse è anche merito di una piccola ditta francese che oggi è molto più famosa per ben altro tipo di vetture. Aixam è una casa molto conosciuta dai genitori esasperati che per accontentare un capriccio dei figli hanno sborsato migliaia di Euro per comprare loro una “macchinetta”, uno di quei quadricicli a motore che si possono condurre pure senza Patente B.
Tra le case produttrici che includono Ligier e Casalini che hanno approfittato del boom di vendite di questi piccoli veicolo molto diffusi anche tra gli anziani per la facilità di guida, non si può non citare Aixam, marchio francese che prima di costruire microcar si dedicava a ben altri affari!
Da un estremo all’altro, ci verrebbe da dire. Prima di costruire i quadricicli in questione, il marchio francese preferiva infatti dedicarsi alla produzione di…SUV sportivi. Ebbene si, Aixam è stata forse la prima casa europea a capire dove avete portato il trend a fare a gara a chi ha “l’auto più grossa” negli anni novanta. Tutto questo con trent’anni d’anticipo. Ma come spesso accade, arrivare troppo in anticipo sui tempi può significare fallire miseramente…
Squalo di terra
Partiamo con un dato molto divertente: la spesa necessaria per acquistare una Aixam Mega Track è paragonabile al costo di 27 quadricicli prodotti dal marchio negli anni successivi. Si, perchè il colossale SUV del marchio francese era un prodotto molto esclusivo. Del resto si trattava della prima supercar capace di affrontare un terreno sconnesso grazie alla capacità di passare da un’altezza da terra di 203 mm a 330 mm ed alla trazione integrale.
La vettura disponeva anche del motore V12 di produzione Mercedes-Benz da ben 408 cavalli e dei gruppi ottici forniti dall’Audi: la casa non badò davvero a spese pur di fornire ai clienti il meglio del meglio e il risultato parlava chiaro con una velocità massima di 250 chilometri orari – ma solo perchè limitata elettronicamente – uno scatto da 0 a 100 ottenibile in 5,8 secondi e soprattutto una tiratura in serie limitata di appena 12 esemplari.
L’auto non fu propriamente un fiasco commerciale ma con un costo di due milioni dei vecchi Franchi traducibile in 300.000 Euro moderni, non si diffuse mai davvero quanto i moderni SUV crossover. E’ comunque innegabile l’impatto che un marchio passato poi ad un settore così diverso abbia avuto sull’automobilismo moderno. Chissà ad oggi quanto varrebbe un’auto del genere…