Non è un caso che un’auto del genere sia finita nelle mani della polizia dopo una retata: guidarla dovrebbe essere un reato non solo per le modifiche che ha subito ma anche per quanto è pericolosa per il guidatore…
Disegnata da Giugiaro e costruita in poco più di 50.000 unità, la Uno Turbo è un instant classic che continua a far battere forte il cuore dei collezionisti più attempati. Questa versione è inedita. Ma molto pericolosa.
Serve un cofano più grande
Le hot hatch, così chiamano nei paesi anglofoni le utilitarie modificate per correre di più, sono tra le vetture più divertenti che una persona “normale” senza lo stipendio da manager che serve per procurarsi una vera e propria supercar possano guidare. Tra le HH più famose mai prodotte in Italia, terra dove questa tradizione è un’arte, c’è sicuramente una piccola vettura molto amata.
Parliamo della Fiat Uno Turbo del 1985, auto emozionante quanto economica ma capace anche di mostrare le zanne a vetture più grandi. Grazie al suo peso contenuto e ad un motore che sulle versioni più potenti arrivò ad erogare anche 116 cavalli, la Uno Turbo fu tra le prime utilitarie potenziate a montare il compressore Garrett che ancora oggi viene largamente impiegato nei tuning più selvaggi.
La Uno Turbo correva parecchio ma non era certo una super auto: il suo 0-100 ottenuto in circa 7 secondi è più che onesto per una vettura di quelle dimensioni e il veicolo era divertente da guidare. Ma rimaneva pur sempre un’utilitaria. E una Uno ha dei limiti: o forse no?
Una banda temuta
La Fiat Uno più veloce – e spaventosa – del mondo è stata sequestrata dalla polizia nel corso di una importante operazione che non mirava certo a battere un record automobilistico. Infatti, la vettura che state per conoscere apparteneva alla criminalità organizzata e non ad una banda qualunque.
La Uno bianca in foto – e nel video – venne requisita dagli agenti nel 2014 dopo un’operazione contro il clan dei Casalesi, nota famiglia legata agli ambienti della Camorra, condotta in un’apparentemente innocente officina a Casapesenna, comune casertano. Gli agenti avevano il sospetto che alcuni affiliati stessero mettendo su un giro di corse illegali. Ed avevano ragione.
L’auto montava un motore 1.6 da 105 cavalli estratto dal cofano di una Fiat Bravo dell’epoca: opportunamente modificato, questo motore – secondo gli agenti – avrebbe potuto teoricamente spingere l’auto fino ai 300 chilometri orari. Ovviamente, per evidenti limiti strutturali, l’auto non sarebbe mai arrivata a quella velocità, disintegrandosi o uscendo di strada molto prima. L’auto dovrebbe essere ancora nelle mani degli agenti: chissà se hanno provato a farci un giro?