Circa un mese fa, un nuovo conflitto ha rischiato di dilaniare l’Europa oltre a quello in Ucraina, tutto per colpa di una controversia riguardante le targhe automobilistiche di due paesi europei. Come è andata a finire?
L’essere umano sembra sempre in cerca di pretesti per scatenare una guerra contro i suoi simili. Quello che è successo nei Balcani in questi mesi è talmente assurdo da essere quasi incredibile. Ma è tutto vero.
Si è dovuta intromettere l’Unione Europea con il rappresentante Joseph Borrel per evitare un nuovo, sanguinoso conflitto nel pieno dell’Europa, un altro oltre alla devastante guerra tra Russia ed Ucraina che sta dissanguando militari e civili e distruggendo l’economia mondiale con i prezzi di benzina – e metano – che faranno piangere milioni di italiani in autunno.
C’è un motivo se l’area dei Balcani veniva chiamata “la polveriera dell’Europa” già nel 1900: tensioni irrisolte, odi razziali e paesi nati da pochi anni che guardano i vicini in cagnesco, tutto culminato nella tremenda guerra civile degli anni novanta. Questi i fattori che hanno contribuito a portare Serbia e Kosovo molto vicini ad una guerra…solo per una controversia sulle targhe delle proprie auto, una questione risolvibile in modo diplomatico.
Una “guerra fredda” tra due paesi vicini ma agli antipodi per il modo di vivere in cui si sono dovute intromettere anche Russia ed Unione Europea per fare da pacieri. Alla fine, per fortuna, non ci sarà nessuna guerra, almeno stavolta: la questione si è risolta nelle sedi diplomatiche per il sollievo di tutti quanti.
Il conflitto diplomatico si era acceso a settembre quando il governo kosovaro aveva lanciato una pesante provocazione, annunciando di non riconoscere più le targhe delle auto dei cittadini serbi in Kosovo. Bisogna sapere che in Kosovo vivono molti serbi e viceversa, in Serbia ci sono diverse persone di etnia kosovara, cosa che ha reso questa decisione molto odiata in patria.
La Serbia aveva minacciato duramente il piccolo paese balcanico con il governo che era arrivato a mostrare una cartina del Kosovo coperta dalla bandiera serba spiegando che: “La decisione porterà conseguenze gravi”. Oggi, la situazione si è calmata con il dietro front del premier del Kosovo Albin Kurti che ha detto: “Le targhe non saranno rimosse e tutti i documenti dei serbi in Kosovo saranno regolarmente riconosciuti”. Meglio così.
La risoluzione della “Guerra delle Targhe” dimostra come la diplomazia sia per fortuna in grado di evitare spargimenti di sangue davvero inutili. Pensate come avrebbero ricordato gli storici questo ipotetico conflitto: andare in guerra per la targa dell’auto? Roba da pazzi.
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