Per gli appassionati è stato uno straziante declino quello del marchio Lancia che dai vertici del mondo delle corse e da fornire le proprie automobili ai capi di stato, è finita per produrre una singola utilitaria.
Era una leggenda nel mondo dei rally con la Delta e la Stratos e forniva le automobili di lusso migliori in Italia. Poi, ad un certo punto è successo qualcosa. E Lancia non si è più ripresa.
Qualcuno diceva che arrivare in cima ad un qualsiasi settore del mercato non è poi così difficile. Il difficile è rimanere al vertice negli anni. Questa considerazione si applica perfettamente al marchio italiano Lancia, una casa che fin dagli inizi del 900 ha saputo affermarsi come una realtà dalla reputazione solida e capace di produrre modelli come la Lambda, ancora oggi ritenuti dei classici ma che negli ultimi trent’anni ha perso praticamente tutto.
La crisi del marchio Lancia secondo molti esperti inizia negli anni novanta quando dopo aver prodotto due ottime auto – la Thema e la Dedra – la casa sembra non riuscire più a capire cosa il suo pubblico voglia. Una serie di pessime decisioni economiche accompagnano l’uscita dei modelli successivi, tra il ritiro dal mondo delle corse – una pugnalata al cuore per chi è cresciuto con i bolidi con la livrea Martini impegnati nei rally più importanti del mondo – e la chiusura dello stabilimento Lancia di Chiavasso.
Il declino del marchio è evidente nella seconda metà degli anni novanta: dopo che la K, la seconda generazione della Delta e le ultime Dedra si attirano critiche per la scarsa modernità dei progetti e la generale mediocrità nei confronti di una concorrenza spietata composta da BMW ed Audi in primis, Lancia decide di snaturarsi completamente, buttandosi sul minivan Z e la piccola utilitaria Y. Da qui, la parabola discendente peggiora soltanto.
Gli anni successivi vedono qualche successo con la ottima Lybra – venduta pure in Cina sotto falso nome – e l’ottima accoglienza della Y che ad oggi, è l’unica Lancia disponibile sul listino. Ma Lancia non sembra in grado di riprendersi e addirittura, nel 2009, Fiat firma un’accordo con Chrysler producendo col marchio Lancia la nuova Thesis – una 300C con una mascherina modificata – e la terribile Flavia – una scialba Chrysler 200 che non è degna di portare questo nome – tutti modelli dimenticabili.
Per non parlare della Musa del 2004, praticamente una Fiat Idea con qualche rifinitura extra che ricorda le versioni Vanden Plas della Austin Allegro. Il senso è facile da intuire: negli anni, Fiat deve aver considerato Lancia un marchio da “riorganizzare” perchè troppo problematico e in una crisi troppo difficile da invertire. Ma le cose cambieranno mai? C’è una luce in fondo al tunnel.
In una recente intervista, i portavoce del Gruppo Stellantis hanno espresso fiducia per il futuro di Lancia che potrebbe finalmente uscire da una crisi che sembra non finire mai: “Aumenteremo la redditività dei marchi premium del gruppo come Lancia ed Alfa Romeo. Siamo molto fiduciosi” ha detto Carlos Tavares in persona. Tra i progetti in studio, una nuova Segmento C, la nuova Delta e – purtroppo – l’immancabile SUV che porterà il nome della Lancia Aurelia…secondo voi, Lancia può davvero riprendersi o il suo destino è tristemente segnato?
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