Oggi che le auto elettriche sono una solida realtà un sacco di case europee si “mangiano le mani” per non aver investito prima su dei modelli che potevano garantirgli un vantaggio sul mercato in anticipo sui tempi.
Del senno di poi son piene le fosse. Una trentina d’anni fa, nessuno avrebbe scommesso un Euro sulle automobili elettriche. E invece…
Tra le grandi
Ci sono numerosi marchi che negli anni novanta, un periodo sicuramente non brillante per le automobili Green, hanno provato a costruire un prototipo elettrico. Ne abbiamo visti molti: il primo ad arrivare effettivamente sul mercato e ad avere un qualche impatto sul pubblico è stata la americana GM EV-1 che però finì per costare così tanto alla grande azienda americana da risultare se non proprio un flop quantomeno un investimento azzardato.
Pochi sanno che anche Fiat già nel lontano 1993 aveva intravisto un futuro per le automobili elettriche. Se pensiamo che la EV-1 è uscita tre anni dopo che che Tesla avrebbe prodotto la Roadster ancora più avanti, questa lungimiranza del marchio italiano è davvero impressionante.
Ma purtroppo, la casa non se la sentì di investire su un’auto che forse era in anticipo sui tempi ma avrebbe aiutato molto il marchio a dominare il mercato delle elettriche qualche anno più tardi. Non che Fiat se la passi male, con la 500 E che risulta l’auto elettrica più venduta dell’Estate in Italia. Ma la domanda su cosa la Fiat Downtown avrebbe potuto fare se immessa sul mercato resta…
Una Smart più piccola
Esteticamente, la Fiat Downtown somiglia molto a quei quadricicli elettrici con motori da 50 che possono essere condotti anche da 14enni nel nostro paese. Con un peso di appena 700 chilogrammi, sorgono molti dubbi sulla possibilità di far circolare quest’auto sulle strade italiane ma sicuramente, se Fiat fosse andata avanti nello sviluppo di questo interessante prototipo, lo avrebbe modificato.
La vettura a due posti dalle dimensioni estremamente ridotte vantava due batterie della potenza di 9,5 cavalli ciascuna capaci di spingere il veicolo a 50 chilometri orari per una rispettabile autonomia di 300 chilometri. Dati non male per l’epoca. Presentata nel 1993, la vettura finì per restare chiusa in un museo del marchio torinese dove la troviamo ancora adesso.
Ultima chicca: la Downtown montava uno schermo di bordo con tanto di GPS integrato, praticamente identico come concezione a quello della Tesla tanto sbandierato oggi da Elon Musk! Pensate quanto in là erano arrivati gli sviluppatori della vettura. Unica pecca? Diciamo che la linea…non era esattamente invitante!