Tutto quello che sta avvenendo nel mondo ha provocato e sta provocando forti pressioni sui prezzi. Ecco le conseguenze.
Non sappiamo mai quanto, effettivamente, questi cambiamenti del mercato possano essere collegati alla guerra scoppiata in Ucraina a fine febbraio. O quanto, invece, il gravissimo conflitto sia sostanzialmente una foglia di fico per celare speculazioni. Quel che è certo è che oggi dobbiamo dire addio a qualcosa che speravamo potesse farci risparmiare.
Come la guerra ha cambiato l’economia
La Russia prevede che il prezzo medio del gas esportato raddoppierà quest’anno a 730 dollari per 1.000 metri cubi prima di diminuire gradualmente fino alla fine del 2025, con la diminuzione delle esportazioni di gas attraverso pipeline.
I flussi di gas dalla Russia, principale fornitore europeo, quest’anno stanno procedendo a livelli ridotti dopo da quando Mosca ha iniziato le operazioni militari contro l’Ucraina. Inoltre, le forniture verso alcuni paesi europei sono state interrotte nel momento in cui questi si sono rifiutati di pagare in rubli e dopo la disputa per le riparazioni alla turbina per il gasdotto Nord Stream 1 che porta il metano dalla Russia alla Germania.
Tutto questa ha provocato forti pressioni sui prezzi. Il ministero dell’Economia russo prevede che le esportazioni di gas da parte di Gazprom scenderanno a 170,4 miliardi di metri cubi (bcm) quest’anno, rispetto alla previsione precedente, pubblicata a maggio, di 185 miliardi di metri cubi e rispetto a 205,6 miliardi di metri cubi esportati nel 2021.
Addio colonnine
Insomma, da qualsiasi parte la vediate, la guerra in Ucraina porta sofferenza. Non solo per quei popoli, ma anche per la popolazione globale, colpita da un’inflazione come non si vedeva da decenni. Ora per gli automobilisti arriva un’altra mazzata.
Proprio recentemente, peraltro, Assogametano e Federmetano hanno lanciato l’allarme per l’aumento dei prezzi del gas naturale, con l’incremento del prezzo di circa otto volte rispetto a quello di un anno fa. Siamo tra i 2,047 e i 2,343 euro al chilo
Una brutta botta, soprattutto per chi aveva acquistato un’auto alimentata a metano, convinto di poter risparmiare. Oggi un pieno arriva a costare quasi 30 euro, più del doppio rispetto al passato.
Proprio a causa della guerra in Ucraina, negli ultimi mesi, infatti, abbiamo assistito a un aumento enorme del costo di diesel e benzina. Ma ora la crisi colpisce anche il metano. E, infatti, in tutta Italia, si registrano di molti distributori di metano che hanno chiuso temporaneamente. E aziende da tutta Europa come Fiat, Lancia o Volkswagen, hanno ridotto la fabbricazione. Un vero e proprio disastro.