La presunta truffa è stata scoperta qualche tempo fa. Peraltro dopo che l’Antitrust aveva già sanzionato il gruppo.
Sembrava una proposta imperdibile, un vero e proprio affare. Ma l’Antitrust l’ha sanzionata duramente. Un concetto di “costo zero” che era molto relativo e discutibile. Ecco il raggiro che ha ingannato migliaia di cittadini e automobilisti.
Le accuse
La presunta truffa è stata scoperta qualche tempo fa. Peraltro dopo che l’Antitrust aveva già sanzionato il gruppo. Poi è intervenuta anche la Procura della Repubblica di Roma. I reati contestati non sono solo la truffa, ma anche l’evasione fiscale e l’autoriciclaggio. Il processo è iniziato poco prima della pausa estiva. A centinaia i presunti truffati che si sono già costituiti parte civile. In tutto, l’autorità giudiziaria ne avrebbe identificati circa 4.600.
Difatti, già il Codice della Strada parlava abbastanza chiaro al suo articolo 23. Ma è dovuto arrivare l’intervento della magistratura a fermare questo presunto raggiro. E già nel febbraio 2020 l’Antitrust aveva comminato una multa di oltre un milione e duecentomila euro, poi ratificata anche dagli altri gradi della giustizia amministrativa.
La presunta truffa
Sostanzialmente si poteva guidare un’auto gratis, ospitandovi in cambio messaggi pubblicitari. Il meccanismo contestato dagli inquirenti era stato ideato da Vantage Group. Sembrava tutto molto conveniente nello slogan “auto a costo zero” o “no cost”. Non per gli investigatori, che avrebbero ricostruito le manovre a partire dall’agosto 2018.
I presunti truffati avrebbero pagato allettati dalla promessa dell’auto gratis. Circa 7.000 euro di servizi giustificati dall’allestimento della pubblicità, oltre ad acquistare l’auto rigorosamente bianca. Nell’accordo, Vantage avrebbe dovuto corrispondere al consumatore 60 rate mensili di importo variabile tra i 340 e i 440 euro, quale rimborso del prezzo di acquisto del veicolo, nonché una quota delle spese per carburante e assicurazione.
Secondo l’Autorità, la società avrebbe diffuso sul web informazioni ingannevoli nella promozione delle offerte; in sostanza, a fronte della suggestiva promessa relativa alla possibilità di acquistare un’automobile ‘a costo zero’ o fortemente ridotto, grazie alla corresponsione agli aderenti di un rimborso fisso mensile. Ma tutto ciò esponeva i consumatori a ingenti e immediati esborsi al momento dell’adesione all’offerta e, dall’altro lato, li induceva a ritenere contrariamente al vero che il vantato rimborso mensile derivasse da un’attività economica reale che avrebbe consentito loro nel corso del tempo di recuperare quanto versato per l’acquisto dell’auto”.
Come detto, l’articolo 23 del Codice della Strada autorizza solo ed esclusivamente l’applicazione del marchio della ragione sociale dell’azienda proprietaria del veicolo. Mai, quindi, loghi e pubblicità di soggetti terzi, men che meno a pagamento.