Il marchio FCA ha ricevuto una pesante condanna che le farà perdere 300 milioni di euro. La Fiat implicata nelle accuse.
Non è un buon momento per i marchi automobilistici italiani, specie per quanto riguarda quelli più noti. Dopo decenni in cui il Made in Italy ha fatto conoscere il meglio di sé a livello produttivo e commerciale, sembra che vi sia un’enorme passo indietro dovuto a diverse motivazioni. Lo si può notare anche con le brutte figure che il cavallino rampante della Ferrari sta collezionando di gara in gara e dall’anonimato di questi ultimi anni nelle classifiche di F1.
Inoltre, anche la Fiat non riesce ad avere il massimo splendore al momento. Il passato matrimonio avuto con la Chrysler, da cui è nato il marchio FCA, ha vissuto attimi di gloria e altri di bassezza di livelli clamorosi. Come quello che ha appena decretato la sentenza arrivata alla corte dei massimi dirigenti aziendali.
Nata dalla fusione tra la casa automobilistica italiana e quella statunitense, si è poi deciso di trasferire la sede legale in Olanda. A livello mondiale è sempre stata all’altezza delle aspettative, posizionandosi come ottava forza produttrice del settore nel confronto con le altre. Nel 2021, però, vi è stato l’inserimento di un’altra società all’interno del marchio, ossia, la Groupe PSA, da cui è nata, poi, la società Stellantis
Quello che è successo di recente ha dello sconvolgente, data la mole di attività fuori legge effettuate dai dirigenti della società italo-americana. In effetti, si parla di una frode bella e buona, a discapito della salute dei cittadini. Per la precisione, si tratta di un raggiramento delle norme riguardanti le emissioni di Diesel.
A dare l’incarico per le indagini nei confronti della FCA è stato il Dipartimento di Giustizia. Ciò che è stato notificato ai dirigenti della società è la mancanza di adeguamento alle norme vigenti. Questi ultimi sono stati imputati per aver rilasciato delle dichiarazioni non veritiere in merito alla situazione.
I veicoli finiti sotto il controllo del Dipartimento statunitense sono oltre 100 mila e riguardano i modelli Ram 1500 e i Jeep Grand Cherokee. Gli anni di produzione di tali archetipi vanno dal 2014 al 2016. Anche Stellantis tre anni fa pagò 800 milioni di dollari dopo un accordo raggiunto con l’Agenzia per la protezione ambientale, il Dipartimento di giustizia, lo Stato della California e alcuni attori civili.
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