Due paesi storicamente in pessimi rapporti minacciano di farsi la guerra a vicenda. I motivi sono futili: pensate che di mezzo, c’è una questione legata alle targhe automobilistiche. Ma davvero si va verso un’escalation?
Nemmeno due anni fa, non avremmo mai pensato di trovarci ad avere a che fare con scenari simili: eppure, quella che sembra una nuova Guerra Fredda è davvero iniziata in tutto il mondo, Europa in primis.
Venti di guerra
Non bastava il tremendo conflitto in Ucraina tra le forze locali e le armate provenienti dalla Russia che secondo stime molto approssimative e in continuo aggiornamento ha già causato la morte di circa 15.000 persone in tutto tra entrambi gli schieramenti: una nuova guerra rischia di esplodere in quello che per quasi mezzo secolo sembrava essere divenuto un continente pacifico e civile.
Stavolta, a “litigare” e minacciarsi con le armi sono due paesi dell’ex Jugoslavia, Serbia e Kosovo. I Balcani sono un’area storicamente complessa dato che le tante ferite causate dal conflitto civile avvenuto ormai una trentina di anni fa non si sono mai davvero sanate, lasciandosi dietro odi razziali mai risolti.
La cosa più assurda è che come spesso accade, i motivi alla base di questa possibile guerra imminente sono davvero futili. Il casus belli del resto è solo un pretesto per iniziare a sparare dopo che per anni tra i paesi ci sono state tensioni. In particolare, questa guerra potrebbe scoppiare a causa del sistema di immatricolazione delle targhe automobilistiche su cui i paesi non si accordano.
Una questione di principio
Secondo gli osservatori internazionali, le tensioni tra serbi e kossovari deriverebbe da una decisione del secondo paese che ha dato un ultimatum ai serbi che risiedono nelle municipalità in cui sono una rilevante percentuale della popolazione locale e in generale a tutti i serbi che viaggiano per lavoro o turismo nella piccola nazione balcanica confinante con la Macedonia ogni giorno.
Secondo il governo di Pristina, le targhe serbe non saranno più accettate per circolare nel paese a partire da settembre e tutti i cittadini serbi che intendono restare nello stato o comunque accedervi dovranno necessariamente rimuoverle per usare quelle locali che hanno la sigla RKS incisa sopra l’oggetto. Il governo kossovaro ha anche annunciato una stretta sulle carte di identità sulla scia di questo provvedimento.
Il presidente serbo Aleksandr Vucic ha risposto in modo violentissimo, mostrando una cartina del Kosovo coperta da una bandiera serba durante un discorso ufficiale: “Se saremo minacciati, usciremo vittoriosi dallo scontro”, tuona il capo di stato del paese che ha sei volte la popolazione del piccolo stato rivale. Speriamo si tratti solo di un modo per gonfiare i muscoli e che la diplomazia trovi una risoluzione pacifica anche se gli osservatori stranieri ritengono che la probabilità di una guerra tra i due stati sia da prendere seriamente in considerazione.