Corruzione, soldi sporchi, licenze mancate e omicidi: la storia di oggi sembra tratta da una serie come ad esempio Breaking Bad o Peaky Blinders se non fosse che è tutto vero e documentato. Ecco la cronaca dei fatti.
Non è un mistero soprattutto per noi italiani che siamo tristemente famosi nel mondo per l’attività di svariate mafie su praticamente tutto il territorio nazionale che dove ci sono tanti soldi, spesso c’è anche la criminalità organizzata. Basta aver visto una serie televisiva come Ozark su Netflix per capire che una volta ammassati milioni di Euro o Dollari grazie ad armi, cocaina o racket assortiti, un criminale ha un solo obiettivo: ripulire il denaro per renderlo invisibile alle autorità.
Non è poi così sorprendente che in un periodo storico così fiorente per il Motorsport un uomo che non ha certo bisogno di presentazioni, Pablo Escobar, abbia pensato di entrare nel circuito della Formula Uno forse proprio con l’intento di ripulire ingenti somme di denaro proveniente dai suoi traffici. Dopo tutto, come abbiamo visto, per aprire una scuderia di Formula Uno servono milioni di Dollari.
Escobar come narrano numerosi testimoni è sempre stato un grande appassionato di motori. Forse, se avesse scelto di insistere nella propria carriera di pilota avrebbe comunque fatto soldi e successo ma in modo radicalmente diverso: fatto sta che negli anni ottanta, il re dei narcos fa la conoscenza con Ricardo Londono, promettente pilota colombiano e decide che lui sarà l’uomo giusto per entrare nel mondo delle corse ma non come star del paddock.
Romanzo criminale
Nel 1981, sempre secondo le ricostruzioni delle cronache del tempo, Escobar contatta la Ensign, una scuderia in difficoltà economica che ha appena perso lo sponsor: probabilmente è proprio tramite la classica tattica del plata o plomo che Escobar convince il capo della scuderia a prendere Londono alle proprie dipendenze. Spezzando una lancia in favore del pilota colombiano, si può dire che l’uomo si comporterà molto bene durante i primi test di gara.
Londono è pronto per esordire al secondo GP del 1981, quello del Brasile ma il Cartello non riesce esattamente a mantenere un basso profilo: il paddock del pilota colombiano attira l’attenzione dell’imprenditore Bernie Ecclestone che non può non notare quei “gorilla” armati che sorvegliano il pilota e soprattutto l’ambiguo sponsor “Colombia” sulla fiancata della monoposto che solo pochi anni dopo, le autorità confermeranno come falso. L’auto infatti era stata finanziata con i soldi della droga.
Ufficialmente, il pilota colombiano viene escluso per la mancanza della superlicenza per correre ma anni dopo, la verità verrà fuori. Nel frattempo, Ricardo Londono continuerà a correre per un periodo nei campionati minori prima di incontrare una fine degna di un gangster nel 2009 a Cordoba: una sventagliata di pallottole lo travolge, spezzando tutti i suoi sogni di correre in pista per sempre.