Per la rubrica automobili che non conoscevi, ecco la storia purtroppo senza lieto fine della berlina che avrebbe dovuto rivoluzionare un mercato poco noto. Purtroppo, l’Australia non era pronta ad accoglierla come si deve.
E’ sempre interessante buttare un’occhio a quei mercati automobilistici meno noti. Tempo fa abbiamo approfondito il più oscuro di tutti, quello nord coreano scoprendo che nel paese in cui è imposta una dittatura di stampo comunista si può a tutti gli effetti comprare un clone locale di una famosa Fiat. Poi è toccato a quello brasiliano che Alfa Romeo era quasi riuscita ad espugnare. Oggi, prendiamo l’aereo verso una località ancora più esotica!
La nostra storia inizia nel 1969 in Australia, paese che a quanto ne sappiamo, ad oggi non ha questa grande industria automobilistica: la grande isola situata in Oceania infatti importa la maggior parte delle automobili dall’estero e in particolare case che in Italia sono quasi del tutto sconosciute come Holden fanno affari d’oro in quella che nella cultura pop viene chiamata la terra dei canguri.
Quell’anno, una British Leyland sempre più affannata dalla concorrenza giapponese ebbe l’idea di provare ad espandersi in un mercato praticamente inesplorato: ebbene si, parliamo proprio di quello australiano. Il consorzio britannico che all’epoca comprendeva marchi storici e potenti come Austin, Rover ed MG fece la sua mossa. Ma si sarebbe presto rivelato un passo falso.
Problemi di ogni tipo
Ribattezzata ufficialmente Leyland Motor Corporation of Australia nel 1972, la divisione australiana della British Leyland iniziò subito a commercializzare una versione da importazione della arcinota Austin Mini con alterno successo. Ma a decretare la fine della compagnia fu proprio l’auto che avrebbe dovuto dare il via al trionfale ingresso sul mercato della BL nel paese.
La Leyland P76, prima auto progettata da zero per il mercato australiano dalla British Leyland, si presentò con le migliori premesse nel 1973, venendo pure eletta Auto dell’Anno dal settimanale Wheels. L’auto che faceva ampio utilizzo di componenti meccanici Rover come il suo motore a sei cilindri era una elegante berlina disegnata da Giovanni Michelotti che piacque subito molto ai potenziali clienti.
Purtroppo, la sua presentazione coincise con la Crisi Petrolifera del 1973 – deja vu riguardo ciò che stiamo vivendo quest’anno? – e soprattutto con un aumento dei prezzi dei componenti per auto che spezzò letteralmente le gambe, o meglio i semiassi, alla Leyland P76 appena arrivata sul mercato. Le vendite furono irrisorie e in due anni, la casa vendette appena 18.000 esemplari.
Come spesso succede per auto del genere, ad oggi la P76 è un piccolo culto per gli appassionati. Lo stesso non si può dire del marchio che chiuse definitivamente i battenti poco tempo dopo l’uscita di produzione della vettura. Un vero peccato anche perché da allora, l’Australia non ha mai visto un simile tentativo di produrre un’auto locale come la berlina che potete ammirare in questo articolo.