Nata in un periodo in cui in Brasile giravano praticamente solo vecchie Volkswagen – tra cui molti Maggiolini – questa vettura costituisce un coraggioso tentativo di produrre una super auto locale. Ecco la sua strana storia.
Non capita tutti i giorni di imbattersi in una storia come questa. A rendere così particolare l’automobile in copertina, oltre al suo design molto coraggioso che ricorda vagamente la terza generazione della Corvette, la macchina di oggi ha un’origine davvero particolare: l’industria dell’automobile brasiliana infatti non è poi così famosa in Europa benché ci siano diversi marchi autoctoni anche con una certa tradizione alle spalle.
La storia della Bianco S, la particolare coupé che potete vedere in queste foto, inizia negli anni settanta in un periodo nero per l’industria automobilistica brasiliana: infatti, una legge impediva a quel tempo di importare qualsiasi automobile in Brasile se non ad un prezzo così astronomico da rendere l’operazione un lusso per pochi. Questo provvedimento doveva far crescere l’industria locale, nelle intenzioni del Governo. Ed in effetti, qualcosa si mosse.
Tra le piccole industrie nate in quel periodo e dedicatesi alla produzione di strani progetti a quattro ruote c’è anche quella di un tale Ottorino “Toni” Bianco. Famoso per aver costruito la prima auto da corsa omologata per la Formula 3 nel paese sudamericano, Bianco ebbe nel 1970 campo libero per creare la sua casa automobilistica personale, agevolato da questa misura del governo. Il suo modello più importante sarebbe arrivato pochi anni dopo.
La Bianco S arrivò al Salone di Sao Paolo nel 1976 e si dimostrò subito un progetto interessante, realizzato con ingegno e passione. L’automobile era una sportiva con una linea accattivante e due portiere, piuttosto semplice da assemblare: si dice che al picco del suo impeto produttivo la Bianco riuscisse ad assemblarne con metodi quasi artigianali ben 20 alla settimana.
Nonostante l’aspetto sportivo che strizza anche un po’ l’occhio alla Ford GT americana, somiglianza forse voluta da Toni stesso, la S non è un’auto particolarmente veloce: la vettura monta un propulsore da 1.600cc derivato da quello della Volkswagen Maggiolino capace di spingerla ad una velocità massima di 146 chilometri orari con una soporifera accelerazione da 0 a 100 ottenibile in poco meno di 20 secondi!
La maggior parte dei componenti sotto quel telaio in effetti sono stati presi direttamente dalla VW Maggiolino, sicuramente l’auto più comune in Brasile ai tempi dell’embargo del Governo sulle importazioni. Tra questi, troviamo la trasmissione e il cambio. A rendere la S un piccolo oggetto di culto semmai è la sua rarità: la Bianco chiuse i battenti nel 1979 e pare che per quella data solo 320 vetture fossero state costruite. Chiedetelo a Toni Bianco che all’età di 86 anni suonati, secondo i suoi amici, lavora ancora in un garage dove assembla vetture sportive fatte in casa!
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