Un’azione dimostrativa che si è conclusa in modo molto movimentato: questo il riassunto del blitz ecologico di un gruppo di attivisti del nostro paese che hanno bloccato per diversi minuti il Grande Raccordo Anulare.
A volte, situazioni estreme richiedono misure estreme. Sembrano proprio pensarla così gli ambientalisti che il 22 giugno hanno – di nuovo – bloccato la principale strada che collega i vari quartieri di Roma, causando un enorme ingorgo su un’arteria che già di suo è piuttosto trafficata e che causa ogni giorno ritardi e ingiurie da parte degli automobilisti che sono costretti a percorrerla per motivi di lavoro o urgenze varie.
Il blitz portato dal gruppo Extinction Rebels ha coinvolto una decina di persone che hanno fatto irruzione sul tratto di strada tra il chilometro 30 ed il chilometro 100 attorno alle 8:00, ora di punta, e si sono seduti sul manto stradale con cartelloni e striscioni che incitano a fare qualcosa per il clima prima che il pianeta sia irrimediabilmente compromesso, mettendo seriamente a rischio la propria vita. Era già successo pochi giorni fa quando una decina di attivisti appartenenti allo stesso gruppo si erano seduti sull’asfalto, venendo rimossi a forza dagli automobilisti inferociti.
Nel caso di ieri però, ad intervenire sono stati gli agenti di Polizia. Il blitz dei manifestanti infatti – secondo le immagini che si possono vedere in alcuni telegiornali – avrebbe bloccato tra i veicoli anche un’ambulanza che doveva necessariamente passare, convincendo finalmente le persone ferme sul manto stradale a farsi da parte, lasciando riprendere il traffico.
Serve davvero a qualcosa?
Ma i blitz come questo servono davvero a fermare il cambiamento climatico? Secondo l’attivista Cloe Bertini, i manifestanti non hanno molti altri mezzi per esporsi: “Siamo consapevoli di creare dei disagi ma dobbiamo farci ascoltare. Non c’è più tempo”, le parole del manifestante. Gli effetti del cambiamento climatico sono già tangibili e la secca del Po di quest’anno fa venire i brividi. Ma fermare il traffico sul Raccordo aiuta davvero la causa importante per cui queste persone si battono?
Probabilmente, un modo migliore per portare la questione agli occhi di chi può – e deve – davvero fare qualcosa sarebbe mettere su una protesta sotto i palazzi del potere un po’ come è successo qualche mese fa con l’evento Friday for Future che ha riunito in piazza migliaia di studenti. Fermare il camionista che sta lavorando in condizioni già disagevoli in mezzo al Raccordo Anulare per quanto sia un gesto forte probabilmente ottiene come unico effetto quello di alienarsi le simpatie della gente, come si vede chiaramente nel video ripreso dai presenti, invece di avvicinare il cittadino comune ad una protesta che riguarda tutti.
Dati alla mano, l’Italia non è nemmeno uno dei paesi più inquinanti secondo Climate Trade che inserisce nella top 10 la Cina, gli Stati Uniti, l’India, la Russia ed altre nazioni dove non è che proteste come questa siano esattamente facili da attuare. Cambiare qualcosa è imperativo se vogliamo evitare l’apocalisse. Ma bloccare il Raccordo ha davvero senso quando paesi retti da una dittatura continuano a fare il loro comodo scaricando tonnellate di CO2 nell’atmosfera ogni singolo anno? Quando c’è una guerra in corso in Europa che sta ulteriormente devastando l’ambiente? Bella domanda.