Conoscete già il fenomeno del re-branding, ne abbiamo parlato spesso in passato. In questo caso, a subire la pratica discussa e discutibile fu un’auto leggendaria. Chissà come l’avranno presa i puristi del marchio.
Non sempre approdare su un mercato straniero è semplice. Specialmente quando una casa su quel mercato ha venduto pochissime auto o magari non si è ancora fatta conoscere come si deve: qual è la soluzione migliore per evitare un fiasco clamoroso come quelli che ad esempio hanno incontrato Smart e Renault con la Fortwo e la LeCar sul mercato a stelle e strisce? Facile, appoggiarsi ad un marchio che è già ben noto in quel paese.
Nel 1980 qualcosa di molto interessante stava succedendo tra due importanti realtà del mercato europeo dell’auto vale a dire il Gruppo Fiat e Saab, marchio purtroppo ad oggi scomparso dopo alcuni grossolani errori di governance dell’azienda ma all’epoca decisamente importante sul mercato svedese. La casa del Nord Europa appunto cercava qualche modello di successo da introdurre sul mercato scandinavo con il proprio marchio, in particolare un’auto per sostituire la 96, arrivata ormai a fine corsa.
Un importante accordo con il Gruppo Fiat aveva già portato vetture come la Autobianchi A112 sul mercato svedese con il marchio Saab e allora la casa svedese si chiese: perché non fare la stessa cosa con un’auto come la Lancia Delta? Conosciamo tutti le caratteristiche della vettura: non è un’auto che si è mai fatta spaventare da neve, ghiaccio e strade sterrate.
Negli anni ottanta, le prime Lancia Saab 600 – praticamente delle Delta con il marchio Saab appiccicato sul posteriore e quello Lancia sulla mascherina – arrivarono sul mercato svedese, danese e norvegese. La Delta 600 era disponibile in diverse configurazioni con motore da 1,3 o 1,5 litri, tutte essenzialmente identiche alla Delta originale salvo per pochi dettagli come i tergifari obbligatori per legge in Svezia e le differenti livree di vernice diverse da quelle acquistabili in Italia.
Pensereste che un’auto con una simile reputazione nel mondo del rally si sia adattata subito a paesi dove le temperature sono proibitive, giusto? Contro ogni previsione invece, l’operazione Saab 600 fu un fiasco come pochi se ne ricordano nella storia dell’auto. Anzitutto, i dazi di importazione spezzarono letteralmente le gambe alla Saab: le auto importate in Danimarca in particolare, vennero viste con ostilità dalla concorrenza che premette il più possibile per ostacolarne l’arrivo sul mercato. Tra una cosa e un’altra, il prezzo unitario delle Saab 600 raggiunse cifre improponibili e l’auto non fu pubblicizzata a dovere.
Poi si manifestò un altro problema gravissimo: i telai prodotti in Italia si rivelarono inadatti a sostenere le condizioni meteorologiche svedesi. Sembra assurdo visto il modello di cui stiamo parlando ma è emblematico il caso degli esemplari consegnati alla Polizia Svedese, tolti dal servizio dopo pochi anni per problemi di ruggine e corrosione della scocca!
Tra problemi economici e di natura meccanica, la Saab 600 non fece mai davvero presa sul pubblico scandinavo e vendette pochissimo, c’è chi parla di appena 2.000 unità. Un fiasco economico che forse non ha pari nella storia del marchio Lancia e che sicuramente non fece fare una bella figura alla Saab, fino ad allora nota come una casa affidabile e di grande qualità.
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