Gli incidenti automobilistici sono spesso fatali in queste situazioni. Se poi ci sono di mezzo incendi, scontri ad alta velocità o perfino incidenti aerei, c’è poco da fare. Questi piloti però si sono salvati da una morte certa.
Sentirsi vivi è facile quando si rischia la vita, lo sanno bene le persone che praticano sport estremi come molte competizioni di Motorsport che anche se sempre più sicure e controllate rimangono comunque piuttosto pericolose. Il rischio di farsi davvero male, anche in modo fatale, rimane una costante della vita di un pilota.
A volte, un pilota subisce un incidente spaventoso ma ne esce incolume o comunque con lesioni molto meno gravi di quanto potrebbe pensare lo spettatore che assiste con un nodo alla gola al tremendo scontro. Oggi, vediamo alcuni piloti che hanno riportato a casa la pelle da incidenti che potevano tranquillamente ucciderli. Partiamo dal caso di Romain Grosjean, pilota di Formula Uno che alla fine del 2020 è scampato a morte certa.
Durante il Gran Premio del Barhain di quella stagione, la monoposto Haas di Grosjean uscì violentemente di strada alla velocità assurda di 220 chilometri orari, sfondando il Guard Rail del circuito. La monoposto si spezzò letteralmente in due prendendo pure fuoco: le immagini di Grosjean che esce con le sue forze dal relitto in fiamme dell’auto con qualche grave ustione alla mano ma in grado di camminare sulle sue gambe hanno fatto il giro del mondo: “Ho pensato ai miei tre figli, non potevo morire lì. Ho pensato anche all’incidente di Niki Lauda in quei momenti”, racconterà in seguito il pilota.
Parlando di Niki Lauda, chi non ricorda il suo brutale incidente avvenuto al Nurgburging nel 1976? La Ferrari di Lauda, dopo una gara rocambolesca tenutasi su un circuito in condizioni non ottimali, uscì di pista prendendo fuoco. Il pilota rimase bloccato nell’auto e solo il soccorso di Arturo Mezzario evitò il peggio, a riprova del fatto che non sempre dall’inferno ci si salva da soli. Lauda rimase sfigurato e subì un intervento ai polmoni ma grazie alla sua fibra e al suo coraggio, sopravvisse a lesioni così gravi che il prete gli aveva già dato l’estrema unzione in ospedale.
In questa lista, incredibile ma vero, c’è anche un disastro aereo: in questo caso però il pilota coinvolto non era uno sportivo ma un collaudatore che nel maggio del 2015 in Slovacchia stava testando un prototipo di auto volante, la cosiddetta AeroMobil 3.0. Štefan Klein, questo il nome del pilota miracolato, avrebbe perso il controllo dell’auto volante ancora in fase di collaudo in aperta campagna mentre era in volo su un campo.
Dimostrando una prontezza di riflessi che gli ha sicuramente salvato la vita, Klein si è ricordato all’improvviso del paracadute di emergenza del veicolo attivandolo quando ormai l’auto era a circa 200 metri di altitudine. L’auto si è schiantata al suolo ma i soccorritori hanno dichiarato in seguito che il pilota è uscito con le sue forze dall’abitacolo, con qualche lieve ferita. Tutto questo dopo essere letteralmente precipitato per centinaia di metri fino al suolo.
L’ultimo pilota di cui vi parliamo oggi è Austin Dillon, veterano del campionato NASCAR che come abbiamo già visto in passato è piuttosto pericoloso sia per le condizioni in cui corrono i piloti, sia per il fatto che quaranta berline sovrapotenziate che corrono a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra in circolo non sono esattamente immuni ad incidenti e problemi meccanici.
Durante la Coke Zero 400 tenutasi a Daytona nl 2015, l’automobile di Dillon rimase coinvolta in un incidente devastante tra più vetture. La berlina del pilota ebbe la peggio, rotolando per la pista e venendo urtata più volte prima di fermarsi ai bordi della pista sotto sopra e con praticamente metà cofano in meno. Incredibilmente, Dillon emerse dal relitto dell’auto quasi incolume sotto gli occhi dello staff corso a soccorrerlo. Vi lasciamo quest’ultimo video qui sotto, per farvi capire di che razza di botto stiamo parlando.
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